Il Pil cinese cresce nel secondo trimestre 2021 in rialzo del 7,9% su base annua, anche se rimane sotto le attese degli analisti che prevedevano un +8,1%) e meno del balzo del 18,3% di gennaio-marzo, anche se questo era legato al blocco delle attività per la pandemia del Covid-19 del 2020. Questi dati sono stati diffusi oggi dall’Ufficio Nazionale di Statistica di Pechino, il cui portavoce Liu Aihua, ha tenuto a sottolineare come l’economia cinese stia procedendo su una ripresa stabile, seppur disarmonica e su cui incidono la pandemia e instabilità e incertezze esterne.
La produzione industriale è aumentata dello 0,56% su mese e dell’8,3% sull’anno, anche se maggio era aumentata dell’8,8% annuo. Nel primo semestre la produzione industriale è cresciuta del 15,9% su anno. La produzione dell’industria estrattiva nel primo semestre è aumentata del 6,2% e quella manifatturiera è aumentata del 17,1%. Sull’attività industriale pesano i prezzi delle materie prime, le carenze di approvvigionamento e i controlli sull’inquinamento, oltre alla presenza di focolai di Covid-19 che vanno a colpire in primo luogo i consumi interni.
Per quanto riguarda le vendite al dettaglio, la Cina ha presentato un balzo del 12,1% su base annua (contro il 12,4% di maggio (, più del rialzo dell’11% atteso dagli analisti. In particolare, le vendite al dettaglio di bevande sono volate del 29,1% su base annua.
Gli investimenti in asset fissi, esclusi quelli effettuati nel settore rurale, sono saliti dall’inizio dell’anno del 12,6% su base annua. Il dato è stato migliore del +12,1% atteso ma ha allentato il passo rispetto al precedente del 15,4%.
Secondo gli analisti è possibile che governo possa introdurre nuove misure di sostegno all’economia e che la banca centrale possa varare allentamenti alla politica monetaria.