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lunedì 29 Maggio 2023

Open banking, Tink: cresce la propensione degli istituti finanziari italiani

Più di tre su quattro dirigenti finanziari italiani (77%) ritengono che l’open banking stia avendo un effetto rivoluzionario sul settore dei servizi finanziari. Questo è uno dei risultati che emerge dalla nuova indagine di Tink, la piattaforma di open banking leader in Europa, la quale rivela come, nonostante la crescente propensione delle banche nei confronti dell’open banking, la sua completa implementazione richiederà agli istituti finanziari molti anni per essere realizzata.

Secondo il 40% degli istituti intervistati la propria organizzazione impiegherà dai 5 ai 10 anni per realizzare i propri obiettivi di open banking, e un ulteriore 37% ritiene che ci potrebbe volere più di un decennio.

Esaminando i vari settori, le challenger bank e le società di gestione patrimoniale sono le più ottimiste quando si parla di tempi, dato che il 75% e il 74% rispettivamente ritiene che gli obiettivi di open banking delle proprie istituzioni possano essere raggiunti in meno di un decennio. All’estremità più cauta della scala, solo il 55% dei fornitori di mutui, il 56% dei fornitori di credito e il 57% dei fornitori di servizi di pagamento a ritenere di poter raggiungere la maturità dell’open banking entro un decennio. Le istituzioni finanziarie in Belgio (87%), Paesi Bassi (85%) e Regno Unito (81%) sono le più propense nei confronti dell’open banking. E la cosa non stupisce, in quanto ciò che tutti e tre i mercati hanno in comune è un ecosistema di servizi finanziari competitivo e innovativo con un rapporto di collaborazione tra i TPP e gli istituti finanziari storici.

Anche se il sentimento positivo nei confronti dell’open banking continua a crescere in Italia – dal 57% nel 2019 al 71% nel 2021, il 23% dei dirigenti finanziari prevede che ci vorrà più di un decennio per completare gli obiettivi di open banking; un altro 43% ritiene che ci vorranno 5-10 anni e il 34% pensa che serviranno meno di 5 anni.

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