Milano – “Da parte nostra c’è tutta la disponibilità a raggiungere il patto sociale indicato da Draghi ma mi attendo un autunno caldo, mesi sicuramente turbolenti da un punto di vista sociale ed economico ai quali tutte le parti responsabili sono chiamate a fare fronte. La crescita del costo delle materie prime e la riduzione dei consumi a causa dell’aumento dell’inflazione, d’altra parte, disegnano una stagflazione in arrivo la cui miscela fa davvero tremare i polsi”. Così il presidente di Confindustria Veneto, Enrico Carraro, in una intervista all’Adnkronos, tratteggia lo scenario che attenderà, da qui a qualche mese, l’economia del Paese stretta tra fine pandemia e una guerra in Ucraina dalle prospettive incerte.
Tempi sempre più difficili dunque per fronteggiare i quali le aziende, “vero motore dello sviluppo del Paese” che a loro volta sosterranno i lavoratori, si aspettano di essere sostenute: è questa l’unica strada da percorrere per Carraro che non vede margini per un rafforzamento dei salari nei contratti, men che meno l’introduzione di un salario minimo, se non attraverso quel taglio del cuneo fiscale a beneficio dei lavoratori, più volte richiesto ma che il governo non ha ancora messo a terra.
“Mi attendo mesi difficili sotto il profilo sociale: tutte le imprese stanno scaricando ora a valle i costi esorbitanti sull’energia e sulle materie prime ma visto che la filiera è abbastanza lunga prima che arrivi ai cittadini ci vorrà qualche mese. In autunno però andranno a pieno regime tutti gli aumenti dei prezzi, anche su altri prodotti, che ridurrà il potere d’acquisto dei salari. Per ora la situazione industriale sta reggendo, tutto però fa pensare che nei prossimi 5 mesi sarà evidente il calo generalizzato della domanda: e allora lì ci sarà un vero problema. La stagflazione è una miscela da far tremare i polsi”, spiega.
Per questo, prosegue, “serve mettere le aziende nelle giuste condizioni ambientali per poter dare buoni salari”. E non si tratta “di arricchire o meno quale imprenditore, come vorrebbe uno spirito anti imprese ancora presente nel Paese” ma “di fare diventare ricco il paese”, aggiunge. ” Chi manda avanti l’economia sono le aziende; abbiamo già visto , con la crescita 2021, di cosa sono capaci le imprese per il Bilancio dello Stato. Spero ci sia la consapevolezza di tutti su questo”. E la strada, spiega ancora Carraro, è solo quella di un taglio del cuneo fiscale a beneficio dei lavoratori; ne’ aumenti salariali contrattuali ne’ introduzione di salario minimo.
” Serve la riduzione del cuneo fiscale per alleviare i lavoratori e dunque anche le aziende. O ggi non è possibile fare altrimenti perché le imprese stanno assorbendo l’aumento dei costi economici e non ci sono spazi per aumenti salariali “, spiega rinnovando la richiesta confindustriale al governo di “maggiori risorse” a sostegno dell’aumento in questo senso del potere d’acquisto delle buste paga. “Si doveva fare molto di più di quanto fatto in legge di bilancio”, aggiunge Carraro bocciando anche la proposta di una patrimoniale per far fronte alle necessità contingenti del Paese rilanciata nuovamente dalla Cgil di Maurizio Landini. “Una patrimoniale avrebbe un effetto devastante nel Paese in questo momento. Andrebbe ad impattare inoltre su un segmento di popolazione molto basso e non sarebbe assolutamente risolutiva”, conclude.
Sul portato nazionale delle sanzioni scaturite dal conflitto interviene anche il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti: i blocchi continueranno” anche perché “l’obiettivo dichiarato degli Usa di escludere la Russia dal contesto della globalizzazione mi sembra chiaro” ha detto all’Assemblea dei presidenti delle Camere di commercio. “Anche se le vicende militari dovessero esaurirsi le conseguenze economiche sono destinate a protrarsi nel medio lungo periodo” ha detto il ministro sottolineando che “le sanzioni sono il prezzo che paghiamo in termini economici e sociali per sostenere una battaglia di difesa dei principi di libertà”, quindi “la guerra economica continuerà”.
Anche il ministro ha acceso un faro sul tema dell’inflazione. “Un tema – ha detto – che a me preoccupa tantissimo è quello dell’inflazione, che non arriva dall’enorme quantità di moneta messa in circolazione ma dal fatto che aumentano i fattori di produzione come energia e materie prime”. “Questo é un problema degli imprenditori e dell’economia reale che non riesce a traslare su prezzi” gli aumenti e “quindi ha visto alterato l’equilibrio economico dell’impresa”: rimarrà tale “fino a quando questa inflazione non genererà una richiesta di adeguamento di salari e pensioni”, sottolinea Giorgetti. Un tema che diventerà centrale nei prossimi mesi e destinato a diventare un “problema per la classe politica perché non possiamo pensare di ripristinare l’indicizzazione e la scala mobile che peraltro è stata al centro di un referendum, ma questo tema si pone. Un disastro economico che diventa sociale che diventa politico” a cui contrapporre “fiducia nelle nostre capacita e nei nostri mezzi”.
Unioncamere, dal canto suo, rileva che quasi 9 imprese su 10 l’impatto del conflitto in Ucraina sarà alto, soprattutto a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime e semilavorati. Quasi una impresa su 2 ha problemi di approvvigionamento di materie prime e una su 5 di approvvigionamento di energia. E’ il dato reso noto nel corso dell’Assemblea dei presidenti delle Camere di commercio. L’aumento dell’incertezza incide poi sulla natalità delle imprese: le ultime indicazioni sulle iscrizioni al Registro delle Camere di commercio mostrano che quando il clima di fiducia si riduce di un punto, la natalità delle imprese si contrae di mezzo punto. Negli ultimi due anni (2020-2021) sono state create 81mila imprese in meno rispetto al livello pre-pandemia del 2019, di cui 26mila in meno giovanili e 32mila in meno femminili.