Milano – Il trasporto del gas dalla Russia all’Europa attraverso il gasdotto Nord Stream sarà sospeso per tre giorni, dal 31 agosto al 2 settembre, per manutenzione. L’ha annunciato venerdì sera, a mercati chiusi, la compagnia russa Gazprom: “La serie di lavori di manutenzione ordinaria secondo l’attuale contratto di manutenzione – ha precisato Gazprom – sarà eseguita insieme agli specialisti di Siemens”. Una volta completati i lavori, in assenza di problemi tecnici con l’unità, il trasporto del gas sarà riportato a 33 milioni di metri cubi al giorno. Ma sullo sfondo c’è la “guerra dell’energia” scaturita dopo l’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe di Mosca. Il nuovo stop di tre giorni delle forniture dal Nord Stream, i cui flussi sono già ridotti al 20% della capacità del gasdotto, ha fatto segnare un nuovo record al Ttf di Amsterdam. Il prezzo è schizzato fino a 261 euro per MWh e, dopo aver battuto un ultimo prezzo di 257,4 euro (+6,8%), si è poi assestato a 244,55 euro (+18,6% in una settimana). Siamo ancora lontani dal picco storico intraday raggiunto il 7 marzo scorso a 345 euro ma il trend lascia presagire oggi, alla riapertura dei mercati, nuovi rialzi per l’indice di riferimento del prezzo del gas europeo con un prezzo superiore ai 260 euro.Un costo difficilmente sostenibile per alcune filiere produttive europee e per le famiglie. Al netto degli aiuti introdotti da diversi governi, con la riduzione del’Iva.
Tramite il Nord Stream la Russia rifornisce l’Europa di gas naturale, elemento centrale nella produzione di energia elettrica per molti Paesi continentali. La nuova chiusura, dopo quella legata alla manutenzione di una turbina, fatta riparare in Canada ed ora ferma in Germania in attesa che si sblocchi l’empasse burocratica per poterla far tornare al suo posto, comporterà un’ulteriore interruzione delle forniture di gas in Europa.A spingere le quotazioni al rialzo anche l’offerta in calo per i tagli della Russia e la speculazione. I prezzi sono stati guidati “dal poco vento (per l’energia eolica) e dagli alti costi per l’energia alimentata a carbone e gas”, hanno affermato gli analisti di Rystad Energy. Un po’ quello accaduto esattamente l’estate scorsa, ben prima dell’invasione russa dell’Ucraina, quando iniziò la cosiddetta ‘crisi energetica’ con l’aumento dei costi causato dalla ripresa della domanda dopo la pandemia e l’offerta insufficiente. L’estate particolarmente calda ha limitato la produzione di energia elettrica: le alte temperature hanno colpito i sistemi di raffreddamento delle centrali nucleari e la siccità ha impedito alle chiatte di portare il carbone alle centrali tedesche. Il caldo sta facendo crescere i consumi di energia elettrica per raffreddare gli ambienti e la ventilazione, limitando il consueto calo dei consumi nei mesi estivi.
“Questa potrebbe essere la più grande crisi energetica in Europa per almeno una generazione”, ha affermato John Plassard, analista di Mirabaud. “Ci sono molte ragioni per scommettere su un calo. Ma gli attori del mercato sembravano averle dimenticate”, commenta Stephen Brennock, analista di PVM aggiungendo che i volumi sono particolarmente scarsi quest’estate, il che favorisce una maggiore volatilità dei prezzi. “Una recessione globale che distruggerebbe la domanda rimane la principale preoccupazione, con alcuni dati negativi provenienti dall’eurozona e dalla Cina”, ha aggiunto. Per Mark Dowding, cio (chief investment officer) di BlueBay, “i prezzi del gas all’ingrosso in Europa sono ora 10 volte superiori a quelli registrati lo scorso anno, e ciò continua a rappresentare una delle principali fonti di preoccupazione, in un contesto di disruption delle forniture. Nonostante i governi abbiano cercato di proteggere i consumatori e le imprese dalle conseguenze di questo shock energetico attraverso sussidi e sovvenzioni, gli impatti inflazionistici secondari stanno iniziando a manifestarsi in modo più ampio nei prezzi di beni e servizi”.
Nel frattempo, la recente siccità in Europa sta esacerbando l’inflazione alimentare e la carenza di fertilizzanti evidenzia il rischio di un ulteriore calo dell’offerta alimentare nel prossimo periodo. A causa di questi effetti – conclude Dowding – sembra probabile che l’inflazione dell’Eurozona raggiunga il suo picco solo all’inizio del 2023, mentre nel Regno Unito l’Indice dei Prezzi al Consumo e’ destinato a rimanere in doppia cifra per i mesi a venire, con un possibile picco intorno al 15% nel primo trimestre del prossimo anno”. La Germania è tra i paesi europei più colpiti a causa della sua dipendenza dalla Russia e ieri ha avvertito che potrebbe non raggiungere l’obiettivo di riempimento degli stoccaggi. Mentre una “carenza di gas a livello nazionale non deve necessariamente verificarsi”, Berlino prevede che “potrebbero esserci carenze di gas a livello regionale”, ha osservato Klaus Mueller, presidente dell’Agenzia federale di rete BNetzA, in un’intervista al sito web di notizie t-online. “Le restrizioni all’inizio sarebbero probabilmente temporanee”, ha affermato il capo della regolamentazione.”In questo caso, dobbiamo garantire che il gas sia trasportato in sicurezza attraverso il Paese”.
“Le prospettive per un ulteriore sviluppo dell’economia sono attualmente notevolmente fosche”, ha riferito il ministero delle Finanza tedesco, aggiungendo che la situazione è caratterizzata da “un alto grado di incertezza”. “Le forniture di gas significativamente inferiori dalla Russia, gli aumenti costantemente elevati dei prezzi dell’energia e, sempre più, altri beni, nonché le interruzioni della catena di approvvigionamento più lunghe del previsto, anche in connessione con la politica cinese zero-Covid, stanno pesando pesantemente su lo sviluppo dell’economia”, si legge nel rapporto. I prezzi alla produzione, considerati un indicatore anticipatore dell’inflazione, hanno visto i loro più alti balzi mai registrati sia nel mese che a livello annuale a luglio, guidati principalmente dai prezzi dell’energia elevati, riferisce l’ufficio federale di statistica. I prezzi dell’energia nel complesso sono aumentati del 105 per cento rispetto a luglio, principalmente a causa dell’aumento del gas naturale e dell’elettricità. ;a tutta l’Europa sarà costretta ad attingere in modo massiccio dalle scorte il prossimo inverno se la Russia continuerà le proprie consegne con il contagocce. Questo significherebbe scorte basse alla fine dell’inverno e una nuova corsa a partire dalla tarda primavera 2023 per riempire gli stoccaggi in estate. “È importante che tutti lo capiscano: non si tratta solo di un inverno, ma almeno di due”, ha detto Mueller. “E l’inverno successivo”, il 2023-24 “potrebbe essere ancora più difficile”.
La Germania dovrebbe avviare immediatamente il gasdotto Nord Stream 2 per garantire la sua sicurezza energetica, ha dichiarato il vicepresidente del Bundestag, la camera bassa del Parlamento tedesco. “Dovremmo avviare immediatamente il Nord Stream 2 per riempire i nostri stoccaggi di gas per l’inverno”, ha affermato. “Il gas attraverso il Nord Stream 2 non è differente da quello del gasdotto Nord Stream 1. E’ solamente un altro gasdotto”, ha continuato Kubicki. Il Nord Stream 2 è un progetto con una capacità di trasporto di 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno parallelo al Nord Stream 1. E’ stato attuato dalla società Nord Stream 2 Ag, il cui unico azionista è la russa Gazprom. La costruzione è durata tre anni e terminata nel 2021. Tuttavia, alla luce della guerra in Ucraina, la Germania ha fermato il procedimento della sua certificazione.
L’Europa sta cercando di rendersi maggiormente indipendente dalle forniture russe. Da un paio di settimane è scattato il programma di auto-riduzione del consumo del gas del 15% concordato dal Consiglio europeo, per l’Italia è stata stabilita una quota del 7%. Ma se nel taglio l’Europa si è dimostrata compatta non si può dire lo stesso sulla parte fiscale. Con la proroga, decisa dal governo di Mario Draghi, dello sconto sulle bollette anche al terzo trimestre dell’anno, l’aliquota del gas al 5%, invece che al 22, compirà 12 mesi. È la più bassa in Europa. Assieme all’Italia procedono in questa direzione, tra gli altri, anche Croazia, Lituania, Malta, Cipro, Romania, Slovenia, Ungheria. Poco più su, al 5,5%, troviamo la Francia (20% aliquota normale), al 6% Svezia (dal 25 iniziale) come Portogallo (dal 23%), Grecia e Belgio. Mentre la Germania ha annunciato che abbasserà l’Iva sul gas al 7% per aiutare i consumatori.
Con l’incombere della crisi dell’offerta invernale, l’Europa dovrà competere con l’Asia per le forniture disponibili di gas naturale liquefatto. Seguendo i prezzi europei, mercoledì i prezzi spot asiatici del gnl erano appena al di sotto di 60 dollari per milione di Btu, il livello più alto dall’inizio di marzo. “Un aumento della domanda dall’Asia mentre gli acquirenti si preparano per l’inverno potrebbe aumentare il numero di carichi statunitensi diretti nella regione nei prossimi mesi”, ha scritto in una nota Lujia Cao, analista di BloombergNEF. Intanto, si prevede che il livello dell’acqua sul fiume Reno aumenterà nei prossimi giorni grazie alle piogge, che potrebbero fornire una tregua alla crisi che ha limitato il transito delle chiatte sull’acqua. Tuttavia, il fiume e’ ancora storicamente basso. La situazione sul Reno ha esacerbato la crisi energetica dell’Europa.
Chi può corre ai ripari. Il governo dei Paesi Bassi, ad esempio, ha aumentato l’obiettivo di riempimento dello stoccaggio di gas a Bergemeer al 90 per cento entro il primo novembre. Lo ha reso noto il ministero degli Affari economici. L’obiettivo precedente era del 68 per cento. L’esecutivo ha riferito che sussidierà il riempimento della struttura – attualmente al 58 per cento – con 200 milioni di euro da un sussidio precedente e con altri 10 milioni di euro aggiuntivi. In totale le riserve di gas olandesi sono attualmente al 71 per cento. L’operatore di rete elettrica statale norvegese Statnett, invece, ha esteso l’azzeramento della tariffa per l’utilizzo della rete sino alla fine del 2023, così da attutire gli elevati prezzi pagati dagli utenti. Statnett ha reso noto a febbraio che non avrebbe applicato tariffe di consumo da aprile sino alla fine del 2022, dopo che i prezzi record dell’elettricità hanno aumentato le sue entrate derivanti dal comparto di distribuzione di energia in Norvegia e nei Paesi vicini. Sono solo alcuni esempi dei tentativi che ciascun Paese sta portando avanti in ordine sparso, in una corsa contro il tempo per evitare una crisi invernale con pochi precedenti.