Milano – Gli analisti stimano che la Fed sarà costretta a frenare l’economia più del previsto per combattere l’alta inflazione, rialzando i tassi nelle prossime riunioni. Secondo i mercati dei futures che seguono il tasso dei federal fund, gli operatori hanno pienamente prezzato che il tasso di riferimento raggiungerà il 5% nel maggio 2023, dal 4,6% prima degli ultimi dati sull’inflazione pubblicati alla fine della settimana scorsa. Le aspettative sono aumentate dopo il rapporto sull’indice dei prezzi al consumo di settembre, che ha mostrato come pur essendo in calo rispetto al +8,3% di agosto, i prezzi al consumo restano a livelli elevati: il tasso è stato dell’8,2%, sopra le attese degli analisti che scommettevano su un +8,1%. Su base mensile l’aumento è stato dello 0,4%, oltre il +0,2% previsto.
Sembra scontato per gli osservatori che la Fed opterà ancora una volta per un aumento aggressivo dei tassi d’interesse nella prossima riunione di inizio novembre e che realizzerà il quarto aumento consecutivo dei tassi di 0,75 punti percentuali. Ciò porterebbe il tasso dei federal funds a una nuova fascia obiettivo compresa tra il 3,75% e il 4%, significativamente più alta del livello vicino allo zero registrato di recente a marzo e vicina al picco del 4,6% previsto lo scorso mese. I dati ull’inflazione, insieme a ulteriori segnali di tenuta del mercato del lavoro, stanno alimentando i timori di un’estensione del ritmo dello 0,75% anche a dicembre, con un altro aumento di mezzo punto previsto per febbraio. Per gli , ha dichiarato al Financial Times Edward Al-Hussainy, senior interest rate strategist di Columbia Threadneedle.
“Ma siamo anche in una fase in cui la Fed potrebbe rischiare di non essere in grado di soddisfare le aspettative del mercato”, ha aggiunto, chiamando in causa le preoccupazioni per la stabilità finanziaria. Per rallentare il ritmo degli aumenti dei tassi d’interesse, i funzionari della Fed aspettano di vedere segnali di un’inflazione che inizia a diminuire su base mensile. Per prendere in considerazione una pausa nella campagna di inasprimento storicamente aggressiva, la banca centrale ha affermato di dover vedere prove concrete che l’inflazione “core” – che esclude voci volatili come cibo ed energia – stia scendendo verso l’obiettivo del 2% fissato da tempo.
Il piano è quello di alzare i tassi a un livello che freni attivamente l’economia e di mantenerli per un periodo prolungato. Il mese scorso Jerome Powell, il governatore della Fed, ha fatto sapere che più i tassi aumentano e più a lungo rimangono a livelli restrittivi, più aumenta l’entità del dolore economico. Oggi Patrick Harker, presidente della Fed di Filadelfia, ha dichiarato di essere favorevole a una pausa della Fed dopo che i tassi avranno raggiunto un livello restrittivo, per fare il punto sull’economia. “Dopodiché, se necessario, potremo stringere ulteriormente, sulla base dei dati”, ha spiegato. “Ma dovremmo lasciare che il sistema funzioni da solo. E dobbiamo anche riconoscere che ci vorrà tempo: l’inflazione è nota per salire come un razzo e poi scendere come una piuma”.
“Chiaramente quest’anno per i mercati la bussola restano i dati sull’inflazione e le indicazioni della Fed” commenta Angelo Kourkafas, strategist per gli investimenti di Edward Jones, mentre anche il Beige Book della Federal Reserve, il rapporto che esce a due settimane dalla riunione del Fomc, il comitato di politica monetaria dell’istituto centrale americano, peggiora le sue prospettive sull’andamento dell’economia Usa, anche se migliorano le pressioni inflazionistiche. “Ottobre è un periodo stagionalmente favorevole ai rimbalzi delle Borse – commenta Vincenzo Bova, strategist di MPS Capitalservices – Normalmente si fa un minimo e poi parte un rally, che dura fino alla fine del mese. Ma stavolta, coi tempi che corrono, è difficile dirlo e probabilmente arriveranno minimi ancora più bassi. Comunque, per come ha reagito il mercato, questa settimana potrebbe essere positiva, ma sempre in un trend di fondo negativo. Il che vuol dire che qualsiasi rialzo sarà temporaneo”.