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mercoledì 6 Dicembre 2023

Energia, Ue verso il circuit breaker per derivati e price cup a tutto l’import di gas

Milano – E’ di nuovo speculazione sul mercato del gas, a causa dei problemi alle condutture Nord Stream che lo portano all’Europa. Anche per questo “il price cap, chiesto sin dall’inizio da un numero sempre crescente di Stati Ue, è l’unica misura che aiuterà ogni Paese a mitigare la pressione inflazionistica, gestire le aspettative, fornire un quadro in caso di potenziali interruzioni dell’approvvigionamento e limitare gli extraprofitti del settore” si legge nella lettera inviata a Bruxelles da 13 Paesi tra cui l’Italia. “Il tetto dovrebbe essere applicato a tutte le transazioni – dicono -, non limitato all’import da giurisdizioni specifiche”. Ieri il capo economista della Bce Philip Lane, ha proposto l’aumento della tassazione per “i percettori di redditi più elevati o le società che continuano ad avere alti profitti nonostante lo shock energetico”. Una soluzione che secondo lui “sarebbe meno inflazionistica rispetto all’ipotesi di allargare i deficit” per finanziare gli aiuti.

Lane prevede comunque “che l’inflazione diminuirà significativamente nel 2023, con ulteriori diminuzioni nel 2024. Innanzitutto, riteniamo che, entro la metà del prossimo anno, i prezzi dell’energia si saranno ampiamente stabilizzati, anche se non prevediamo necessariamente un calo più ampio – ha spiegato – In secondo luogo, questi sviluppi sono stati causati in parte da colli di bottiglia indotti dalla pandemia, con la situazione che si è ora leggermente attenuata. Allo stesso modo, ora stanno diminuendo anche i costi di trasporto in rapido aumento nella spedizione. Un terzo fattore è che l’energia rappresenta una quota importante dei costi di produzione degli alimenti. Se i prezzi dell’energia ora si stabilizzano, ciò ridurrà anche l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari”.

Intanto l’Autorità di vigilanza europea sui mercati finanziati (ESMA) sta valutando l’introduzione e la definizione di circuit breaker (misure temporanee che interrompono le negoziazioni per gli scambi dettati dal panico) per i derivati di gas ed elettricità, oltre che cambiamenti alla regole delle controparti centrali di compensazione (CCP) affinché le banche possano offrire impegni di credito non garantiti ai trader di energia per aiutarli a soddisfare le richieste di margine. “Quello che abbiamo visto, in questo periodo di grande volatilità, è che davvero pochi interruzioni delle negoziazioni sono state implementate. E così suggeriamo di introdurre una misura che permette pause del trading, affinché i partecipanti al mercato possano riflettere sulle informazioni che hanno in questi momenti stressanti” ha detto a Bloomberg TV Verena Ross, Executive Director dell’ESMA.

“Si tratterebbe – ha aggiunto – di brevi momenti di stop, che permetterebbe al meccanismo di formazione dei prezzi di riprendere in modo ordinato, e auspicabilmente far diminuire la volatilità che abbiamo visto sui mercati. Dovremo calibrarli accuratamente, affinché il meccanismo di formazione dei prezzi non smetta di funzionare, perché i partecipanti devono essere in grado di gestire il rischio all’interno del mercato”, ha aggiunto, sottolineando che si tratterebbe comunque di una misura temporanea. Un altra grande intervento, che l’ESMA sta affrontando sotto sollecitazione della Commissione europea, è quello che riguarda le controparti centrali di compensazione (CCP). Queste accettano solo garanzie altamente liquide con rischi di credito e di mercato minimi per coprire le esposizioni verso i membri del mercato.

Questo per evitare che il valore del margine diminuisca o che la capacità di liquidare rapidamente la garanzia collaterale del margine sia compromessa, esponendo la CCP e i suoi membri a rischi. L’ESMA, nella sua risposta all’esecutivo UE, ha espresso dubbi sul rendere le garanzie bancarie commerciali non garantite idonee per l’uso come garanzia e ha affermato che sarebbero state necessarie condizioni rigorose. “Riteniamo che dobbiamo guardare a questo con molta attenzione per assicurarci di non trasferire il rischio dai mercati energetici ai mercati finanziari”, ha detto Ross. L’Autorità ha dichiarato che potrebbe chiarire formalmente che i commercial paper e i titoli di Stato dell’UE si qualificano già come garanzia, ma ha respinto un suggerimento dell’industria secondo cui potrebbero essere utilizzate anche le quote di emissioni di carbonio dell’UE, data la loro “elevata volatilità e protezioni legali limitate”.

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