S&P Global Ratings ha aumentato le sue ipotesi di base per i prezzi dell’energia fino al 10% in cinque dei principali mercati europei nel periodo 2021-2023 rispetto alle ipotesi di gennaio 2021.
Alla base di tutto ciò ci sono prezzi delle materie prime più favorevoli e chiusure anticipate anticipate di impianti di generazione convenzionale (in particolare nucleare e carbone) nei prossimi tre anni come parte delle rigorose politiche energetiche di decarbonizzazione in tutta Europa.
Allo stesso tempo, il ritmo di messa in servizio dei progetti e delle interconnessioni rinnovabili non sarà sufficiente a compensare la perdita di capacità convenzionale. Ciò rafforzerà l’equilibrio tra domanda e offerta nei prossimi tre anni, ha affermato S&P Global Ratings in un rapporto pubblicato lo scorso venerdì.
“Ora vediamo i prezzi dell’energia tornare ai livelli del 2019 nel 2021, poiché beneficiano dell’aumento dei prezzi delle materie prime visto dall’inizio dell’anno”, ha affermato l’analista del credito di S&P Global Ratings Massimo Schiavo nel rapporto, intitolato “The Energy Transition And What Significa per i prezzi e i produttori europei dell’energia: aggiornamento di settembre 2021.” “Una ripresa dei prezzi dell’energia nel 2022 e nel 2023, ben al di sopra dei livelli del 2019 in quasi tutti i principali mercati europei, dovrebbe sostenere i guadagni dei generatori commerciali che forniscono energia di base, come il nucleare o l’idroelettrico”, ha aggiunto Schiavo.
S&P Global Ratings prevede che i prezzi del gas TTF europei rimarranno volatili a causa del calo della produzione del continente, dei volumi più incerti di afflusso dalla Russia, dei prezzi volatili del carbonio, dell’enorme capacità di stoccaggio, dell’infrastruttura del gas ben sviluppata e della posizione, rendendolo un mercato naturale di ultima istanza per flussi globali di gas naturale liquefatto, che sono fondamentalmente esposti agli sviluppi dell’industria globale del gas. Ancora più importante, l’energia solare ed eolica colmerà solo gradualmente il divario, il che implica una riduzione dell’offerta almeno nel 2022-2023.
Tuttavia, un costo elevato dell’energia implica anche un aumento dei rischi politici per le società di servizi. Quest’ultimo aspetto si riferisce in particolare alla necessità di tenere in considerazione la sicurezza dell’approvvigionamento e l’accessibilità economica. Si inizia dunque ad assistere a interventi politici atti a limitare un aumento delle bollette energetiche, come in Spagna, con proposte di claw back, o il trasferimento di alcuni costi energetici nella fiscalità generale, come in Italia. Gestire l’impatto sociale della transizione energetica è un pilastro fondamentale delle politiche climatiche europee.