Secondo l’US Bureau of Labor Statistics, nel mese di settembre l’occupazione totale dei dipendenti statunitensi non agricoli sarebbe aumentata di 194.000 posti di lavoro, facendo scendere il tasso di disoccupazione di 0,4 punti percentuali al 4,8%. Il numero di disoccupati è diminuito di 710.000 a 7,7 milioni. Purtroppo il dato si mostra peggiore alle attese, dato che il consensus stimava +500k nuovi impieghi.
Per quanto questi dati siano decisamente migliori rispetto allo scorso anno, la disoccupazione rimane ancora molto elevata rispetto ai livelli pre pandemia, dove il tasso di attestava sul 3,5% e i disoccupati erano circa 5,7 milioni.
Il numero dei disoccupati di lunga durata (quelli senza lavoro da 27 settimane o più) è diminuito di 496.000 a settembre a 2,7 milioni, ma è di 1,6 milioni in più rispetto a febbraio 2020.
Notevoli guadagni di lavoro si sono verificati nel tempo libero e nell’ospitalità, nel lavoro e negli affari servizi, nel commercio al dettaglio, nel trasporto e nello stoccaggio. Impiego in pubblico l’istruzione è diminuita nel corso del mese.
A settembre, 5 milioni di persone hanno riferito di non essere state in grado di lavorare perchè il loro datore di lavoro ha chiuso o ha perso affari a causa della pandemia; questo dato è in calo rispetto ai 5,6 milioni di agosto.
Il tasso di partecipazione alla forza lavoro si è attestato al 61,6% (ancora ben lontano dai livelli di febbraio quando si attestava al 63,3%).
I salari medi salgono dello 0,6% m/m (consensus +0,4%). I salari sono saliti del 4,6% a/a (consensus +4,6%).
“C’era tantissima attesa per le cifre macroeconomiche sul mondo del lavoro americano per cercare di avere più certezze sulle prossime mosse della Federal Reserve. I mercati scontano ormai da qualche settimana che la FED possa annunciare il processo di tapering ovvero di riduzione degli stimoli monetari già dalla riunione di inizio novembre. Il dato molto deludente sulla creazione di posti di lavoro a settembre ha tuttavia aumentato i dubbi sulle tempistiche di intervento” dichiara Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia. “La nostra view rimane che l’intervento della FED sia assolutamente necessario. Non è più possibile aspettare. Crediamo che Jerome Powell possa avere ancora qualche dubbio con la deludente crescita dei nuovi impieghi ma una inflazione non controllata è un problema ben peggiore. Pensiamo che la FED possa annunciare l’inizio del processo di tapering nel meeting del FOMC di novembre. Riteniamo che gli acquisti di Treasuries e MBS saranno ridotti in modo graduale. Per il rialzo dei tassi d’interesse le nostre previsioni rimangono ancora a metà 2022. Sui mercati abbiamo assistito a tanta volatilità sul dollaro. Prima forti vendite poi un ritorno degli acquisti”.