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mercoledì 6 Dicembre 2023

Tutti i motivi per cui l’inflazione sta rialzando la cresta

Dall’incremento dei costi per la transizione green, al rallentamento delle catene di distribuzione. Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte Sim descrive i fattori che stanno portando alla ribalta il tema
dell’inflazione da costi

Se l’inflazione sta alzando l’asticella degli indici non soltanto effetto delle riaperture post
Covid, che stanno facendo impennare la domanda a fronte di offerta non all’altezza.
Secondo il chief global strategist di Intermonte Sim, Antonio Cesarano (in foto), ci sono
altri fattori che si aggiungono.
Il primo è l’incremento dei costi della transizione energetica, in un contesto in cui le
spinte per un processo accelerato sono diventate evidenti sia in Europa (si veda l’ascesa
nei sondaggi del partito dei verdi in Germania) sia negli Usa (si veda il recente discorso
del neo presidente della Sec che ha preannunciato una consultazione per la fissazione di
criteri standard per la rendicontazione Esg).
I temi collegati alla transizione potrebbero registrare, quindi, una battuta di arresto a causa
del fronte incremento dei costi che, se inizialmente era stato salutato come un segnale di
credibilità delle intenzioni dei governi, successivamente l’eccesso di rialzo (si veda il rame
e CO2) potrebbe insinuare il timore che la transizione possa svolgersi a ritmo più
rallentato.
Da tenere sotto osservazione i mercati emergenti, per poter beneficiare dell’effetto
anticipazione su cui gli operatori potrebbero lavorare in corrispondenza del
raggiungimento a breve del picco pandemico a fronte di una maggiore disponibilità di
vaccini, in modo particolare in India.
Nei sondaggi Pmi Us ed europei l’inflazione da costi emerge come un tema molto citato,
insieme a quello dei ritardi nella consegna di importanti componenti, tra cui i chip sono
predominanti.
Il report sul mercato del lavoro Us di aprile ha aggiunto anche il rischio di una temporanea
inflazione salariale, in un contesto di difficoltà per le aziende Us a ritrovare la manodopera
in quantità sufficiente, conseguenza in parte anche dei cospicui sussidi per la
disoccupazione che l’ultima manovra di 1900 miliardi di dollari ha prorogato fino agli inizi
di settembre (300 dollari a settimana). Non a caso, i cali occupazionali di aprile son stati
registrati proprio nei comparti con maggiori difficoltà a reperire personale/colli di bottiglia,
ossia manifattura e trasporti.
 
Le banche centrali, dal canto loro, continuano a ribadire l’ipotesi che si tratterà di un
fenomeno temporaneo. Il punto da chiarire è cosa debba intendersi per temporaneo, così

da cercare poi di dedurne l’impatto che l’inflazione da costi può produrre su mercati
azionari e obbligazionari.
 
L’impressione è che per temporaneo debba intendersi non qualche mese ma qualche
trimestre. Per le seguenti ragioni:
Colli di bottiglia nella filiera della fornitura: alcuni di essi come, ad esempio, il tema della
carenza di semiconduttori richiederà un po’ di tempo per essere normalizzato;
Transizione energetica accelerata. La fissazione di obiettivi sempre più ambiziosi di taglio
delle emissioni nette al 2030 sta comportando un aumento di alcune materie prime
industriali (tra cui il rame), insieme all’incremento del costo della CO2. Tale indicazione sta
diventando ancora più forte a mano a mano che il partito dei verdi in Germania aumenta i
consensi in vista delle elezioni del 26 settembre.
Aumento della domanda cinese. La Cina sta implementando il nuovo piano quinquennale
basato su un obiettivo di maggiore autarchia sia in termini di mercati di sbocco sia di
approvvigionamento di materie prime, tra cui anche quelle agricole.
 
Quali conseguenze sui mercati?
 
Obbligazionario. In area Euro si sta assistendo al progressivo aumento dei tassi,
fenomeno che, in parte, si è arrestato negli Usa da aprile in corrispondenza dell’inizio del
nuovo anno fiscale nipponico.
È probabile che, progressivamente, il flusso nipponico possa ridimensionarsi, dando luogo
ad un progressivo spostamento verso l’area 1,75/2% tra maggio e giugno su comparto
decennale, in vista anche della riunione Fed del 16 giugno.
Nei prossimi mesi, il mercato dei bond potrebbe ancora essere sotto pressione in ambito
governativo. Qualche opportunità potrebbe emergere nel mondo high yield US (grazie al
recupero del petrolio ed agli spread ancora interessanti malgrado il recente rialzo dei tassi)
o ancora nel mondo emergente in valuta locale. In quest’ultimo caso, potrebbe essere di
supporto il possibile apprezzamento delle valute locali in conseguenza della ripartenza
della fase di rialzo dei tassi già iniziata in alcuni paesi (Russia e Brasile in primis).
 
Azionario. I settori che meglio potrebbero affrontare lo scenario di inflazione da costi
potrebbero essere quelli che presentano le seguenti due caratteristiche: bassa presenza di
colli di bottiglia; capacità di scaricare a valle l’aumento dei costi.
I temi/settori che potrebbero meglio corrispondere ai due ingredienti prima segnalati
potrebbero essere quelli che beneficiano per definizione del rialzo delle materie prime
(basic resources), quelli che meglio riescono a scaricare a valle i rialzi dei costi senza
sperimentare eccessivi colli di bottiglia (food) e/o con di fronte domanda rigida (lusso),
oltre infine ai settori che tipicamente beneficiano di tassi più elevati come quello bancario.
 
Valute. lo scenario rimane di primo semestre 2021 all’insegna mediamente di dollaro più
forte: dopo il target di 1,18 nel primo trimestre (raggiunto anche in eccesso con minimo in
area 1,17), l’ipotesi è che nel secondo trimestre il cambio torni in area 1,6/1,18 dopo un
temporaneo recupero fino ad area 1,22/1,23. Il recupero del dollaro nel trimestre è
collegato principalmente all’attesa di tassi Usa più elevati entro giugno.

Nel terzo trimestre si potrebbe invece assistere a maggiore forza dell’euro fino ad area
1,22, in seguito anche ai maggiori flussi che potrebbero derivare dalle emissioni dei
recovery bond in corrispondenza della partenza del Next Generation Eu.
Nel quarto trimestre, infine, il cambio potrebbe ritornare in area 1,16/1,18 in vista del
possibile timore della vittoria della Le Pen nelle presidenziali della primavera 2022, in vista
dei primi sondaggi più affidabili di fine 2021, alla stregua di quanto già accadde nel 2015,
alla viglia delle precedenti presidenziali del 2016. Gli operatori stanno già iniziando a
prezzare un maggior focus su questo tema, a giudicare dal marcato allargamento delle
volatilità a 12 vs 9 mesi su EurUsd.

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