Roma – Aumenta il rischio di stagnazione per l’economia italiana: a fine anno l’industria è in calo, le costruzioni hanno smesso di trainare, tengono solo i servizi. L’inflazione ai livelli massimi e persistente frenerà i consumi, che finora sono stati sostenuti dall’extra-risparmio accumulato, mentre il rialzo dei tassi scoraggia gli investimenti e “zavorra” i bilanci delle imprese. E’ quanto indicato nel weekend dal Centro studi di Confindustria, evidenziando tra l’altro come a pesare siano l’incertezza sulle prospettive e il caro-energia, che potrebbe assorbire ulteriore extra-risparmio, riducendo l’impulso sui consumi e “accelerando” la stagnazione.
E l’Istat conferma le stime dell’inflazione a novembre. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,5% su base mensile e dell’11,8% su base annua, stabile rispetto al mese di ottobre. L’inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +5,3% a +5,6%; quella al netto dei soli beni energetici sale da +5,9% a +6,1%. L’inflazione acquisita per il 2022 è confermata pari a +8,1% per l’indice generale e a +3,7% per la componente di fondo.
Limate le stime sui beni del cosiddetto “carrello della spesa” dal 12,8% al 12,7%. ll tasso di inflazione annuale dell’area dell’euro si è attestato al 10,1% a novembre 2022, in calo rispetto al 10,6% di ottobre. Il dato è leggermente rivisto al rialzo dal 10% della stima flash data a fine novembre. Nell’Ue è scesa all’11,1% dall’11,5% di ottobre, comunica Eurostat. A trainare i prezzi è ancora soprattutto l’energia (+3,82 punti percentuali).