Milano – L’OPEC ha rivisto al ribasso la crescita della domanda mondiale di petrolio nel 2022 di 0,5 milioni di barili al giorno (mb/g), per riflettere le recenti tendenze macroeconomiche e gli sviluppi della domanda di petrolio in varie regioni. Con questa revisione al ribasso, la domanda globale di petrolio per il 2022 dovrebbe ora crescere di circa 2,6 mb/g (si tratta di un calo di 460.000 barili al giorno rispetto alla previsione precedente). “Questi sviluppi includono l’estensione delle restrizioni cinesi Covid-zero in alcune regioni, le sfide economiche nell’Europa dell’OCSE e le pressioni inflazionistiche in altre economie chiave, che hanno pesato sulla domanda di petrolio, soprattutto nel secondo semestre del 2022”, si legge nel Monthly Oil Market Report del cartello dei Paesi esportatori di petrolio. Nell’area OCSE, la crescita della domanda di petrolio è stimata a circa 1,4 mb/g mentre quella non OCSE è di circa 1,3 mb/g.
Per il 2023, la crescita della domanda mondiale di petrolio è rivista al ribasso per attestarsi a circa 2,3 mb/g (si tratta di un calo di 360.000 barili al giorno rispetto alla previsione precedente). L’organizzazione prevede che l’OCSE cresca di circa 0,4 mb/g e il non-OCSE di circa 2,0 mb/g. Nella sua analisi delle condizioni dell’economia globale, l’OPEC afferma che la crescita “è entrata in un periodo di significativa incertezza e di deterioramento delle condizioni macroeconomiche, in un contesto di sfide sempre più intense tra cui alti livelli di inflazione, inasprimento delle politiche monetarie da parte delle principali banche centrali, aumento dei tassi di interesse e persistenti problemi della catena di approvvigionamento”. Inoltre, i rischi geopolitici, l’estensione dei blocchi legati al COVID-19 e le riacutizzazioni della pandemia nell’emisfero settentrionale durante la stagione invernale “rimangono incerti”. Tenendo conto di questi fattori, le previsioni di crescita economica globale sia per il 2022 che per il 2023 sono riviste al ribasso, per attestarsi rispettivamente al 2,7% e al 2,5%.
Prosegue intanto la querelle tra il presidente Usa Joe Biden e l’Opec+ sulla decisione di tagliare la produzione di petrolio di due milioni di barili: è “puramente economica” ed è stata presa all’unanimità dagli stati membri dell’organizzazione, ha ribadito ancora ieri il ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita Faisal bin Farhan, durante un’intervista all’emittente panaraba di proprietà saudita Al Arabiya. “I legami del Regno con gli Stati Uniti sono strategici e hanno sostenuto la sicurezza e la stabilità del Medio Oriente”, ha affermato il ministro, secondo il quale i membri dell’Opec+ avrebbero agito “in modo responsabile”. Ieri, il coordinatore delle comunicazioni strategiche del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, John Kirby, ha spiegato che Biden avrebbe deciso di riconsiderare le relazioni con Riad dopo la decisione di quest’ultima di sostenere il taglio alla produzione globale di greggio, “una mossa destinata a garantire ulteriori entrate alla Russia e a provocare un nuovo innalzamento dei prezzi dei carburanti negli Usa a poche settimane dalle elezioni di medio termine. Credo che dovremmo pensare a delle conseguenze per quello che hanno fatto, allineandosi con la Russia, ed è quello che faremo”, ha confermato Biden, durante una intervista esclusiva con l’emittente “Cnn”.