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mercoledì 29 Marzo 2023

Opec+, l’accordo non s’ha da fare. Secondo Abn Amro tre i possibili scenari

Lo scorso lunedì è saltato ancora il vertice ministeriale dei 23 membri dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (Opec) e dei loro alleati, che avrebbe l’obiettivo di concordare un aumento della produzione di greggio per soddisfare la domanda crescente dovuta alla ripresa economica mondiale, che ne ha fatto quasi raddoppiare i prezzi da inizio anno. L’interruzione delle trattative ha fatto improvvisamente schizzare i prezzi del petrolio, portando quello del greggio texano WTI da 75,12 a 76,69 dollari al barile, mentre quello del Brent, il petrolio del Mare del Nord, è passato da 76,05 a 77,47 dollari al barile; da inizio anno i prezzi dei due benchmark principali hanno guadagnato oltre il 50% con il Brent che punta ormai agli 80 dollari.

Come è logico pensare tale empasse preoccupa non poco il mondo e le banche centrali. Il timore degli analisti è che il rialzo spinga ulteriormente l’inflazione dei paesi Ocse (e non solo) e che la ripresa economica globale possa essere messa a dura prova.

Secondo quanto risulta a Goldman Sachs, la riunione OPEC+ di luglio non si è mai conclusa in quanto Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita/Russia non sono riusciti a superare le loro differenze, con il primo che chiedeva una linea di base più alta da aprile 2022 e la seconda per un impegno esteso fino al 2022. “Sebbene questa mancanza di accordo abbia introdotto incertezza nell’OPEC+ percorso di produzione, la nostra base rimane per un graduale aumento della produzione fino al 1Q22 che alla fine aiuterebbe a soddisfare le loro preferenze, con Brent prezzi a $80/bbl questa estate. Mentre i negoziati continuano prevediamo che la maggior parte dei risultati possibili implichi ancora prezzi più alti nei prossimi mesi mentre il mercato fisico si restringe, e la necessità per una produzione OPEC+ maggiore rispetto a quanto discusso dall’organizzazione per il prossimo anno. La volatilità dei prezzi probabilmente aumenterà. Nonostante la minaccia di una nuova guerra dei prezzi dell’OPEC+ non sia più trascurabile, il suo impatto negativo sui prezzi sarebbe attenuato da un mercato globale che parte da un deficit di 2,5 mb/g e necessita di una produzione extra di 5 mb/g entro la fine dell’anno per evitare scorte criticamente basse”, sottolineano gli analisti di Goldman Sachs. “Continuiamo ad aspettarci che la nostra previsione di una maggiore produzione OPEC+ nel 2022 (similmente a valori di riferimento più elevati) giustificherebbe che i prezzi del Brent si assestino a $75/bbl, al di sopra del mercato forward con il Brent del 22 dicembre ancora scambiato a 68,6 dollari al barile. È importante sottolineare che la natura vincolante di un mercato petrolifero fisicamente stretto garantirebbe comunque prezzi più alti quest’estate anche se l’anno prossimo è prevista una produzione più elevata, poiché le attività reali come le materie prime non lo sono anticipatore e non può valutare i futuri cambiamenti della domanda e dell’offerta a fronte di un basso inventari” concludono.

Secondo l’istituto di credito olandense, Abn Amro, tre sono i possibili scenari per le prossime settimane:

1) L’OPEC+ raggiunge un accordo nei prossimi giorni/settimane (prima del 1 agosto). La produzione di petrolio viene aumentata come proposto e l’accordo viene esteso a dicembre 2022. L’accordo sul taglio della produzione verrebbe quindi completamente annullato entro la fine del 2022 e i produttori produrrebbero a livelli simili a quelli precedenti le misure corona dell’aprile 2020. Il prezzo del petrolio crollerebbe. (50% di probabilità)

2) L’OPEC+ si attiene all’attuale accordo di luglio 2021. Ciò aumenterebbe ulteriormente la scarsità sul mercato poiché la domanda di petrolio continua a crescere. Il prezzo del petrolio aumenta e rompe la tendenza al ribasso a lungo termine iniziata nel 2008. Il potenziale di rialzo del prezzo sarebbe quindi elevato (almeno fino a 86-87 USD/barile = livello di ritracciamento del 100% e livello massimo nel 2018). (20% di probabilità)

3) Non c’è accordo e la cooperazione OPEC+ viene sciolta. Ogni paese, come nel marzo 2020, produrrà nuovamente a propria discrezione. La produzione di petrolio aumenterà rapidamente e i prezzi del petrolio diminuiranno drasticamente. (30% di probabilità).

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