Nike ha tagliato la sua guidance per l’anno fiscale 2022 e ha affermato di aspettarsi ritardi durante la stagione dello shopping natalizio a causa della crisi della catena di approvvigionamento che l’ha lasciata con costi di trasporto molto elevati e prodotti bloccati in transito.
Le chiusure di fabbriche di mesi in Vietnam, dove viene prodotta circa la metà di tutte le calzature Nike, hanno accumulato più pressione sulle catene di approvvigionamento globali già scosse dall’impatto della pandemia.
Nike ha registrato entrate pari a 12,25 miliardi di dollari nell’ultimo trimestre, rispetto ai 10,59 miliardi di dollari dello stesso periodo di un anno fa. Gli analisti si aspettavano in media 12,46 miliardi di dollari. L’utile netto di Nike è aumentato del 23% a 1,87 miliardi di dollari, o 1,16 dollari per azione. Infine la società ha anche affermato che si aspetta che la crescita dei ricavi del secondo trimestre sia compresa tra “dal piatto a una cifra bassa rispetto all’anno precedente” a causa della chiusura degli stabilimenti.
In scia dei dati negativi di Nike, alcuni titoli europei del settore abbigliamento e retail stanno sentendo una flessione. Seduta non felice per Adidas, che si posiziona a 280.8 con una discesa del 3,32%.
Peggioraanche la performance di Puma, con un ribasso dell’1,91%, portandosi a 100,2.