Il Consiglio di Amministrazione di Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. ha esaminato ed approvato oggi i risultati al 30 giugno 2021.
Al 30 giugno 2021 il Gruppo ha realizzato ricavi complessivi per 1.564 mln di euro, in crescita del 7,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Gli analisti stimavano una lieve perdita e invece nel secondo trimestre MPS ha registrato un utile di 83 milioni, mentre l’utile del semestre ammonta a 202 mln di euro, a fronte di una perdita di -1.081 mln di euro conseguita nello stesso periodo del 2020.
Il margine di interesse al 30 giugno 2021 è risultato pari a 585 mln di euro, in riduzione del 9,5% rispetto allo stesso periodo del 2020. Il margine di interesse del secondo trimestre 2021, si pone in crescita rispetto al trimestre precedente (+9,3%) grazie soprattutto alle iniziative attuate per l’ottimizzazione del costo della raccolta da clientela ed al maggior beneficio sul TLTRO3, derivante dall’accesso alle aste del mese di marzo e di giugno.
Le commissioni nette del primo semestre 2021, pari a 755 mln di euro, risultano in crescita rispetto a quelle consuntivate nello stesso periodo dell’anno precedente (+8,7%). L’incremento è riconducibile ai maggiori proventi sulla gestione del risparmio (+22,2%), sia per le maggiori commissioni sul collocamento prodotti, che per le maggiori commissioni di continuing che hanno beneficiato di una crescita delle masse medie gestite e del rendimento medio. Risultano in calo, invece, le commissioni su credito (-5,6%), anche a seguito della ricomposizione degli impieghi verso forme a più lunga scadenza, e le commissioni da servizi (-1,8%), in relazione al minor gettito riveniente dalla gestione dei conti correnti.
I dividendi, proventi simili e utili (perdite) delle partecipazioni ammontano a 55 mln di euro e risultano in crescita rispetto al 30 giugno 2020 (+9 mln di euro), grazie al maggior contributo generato dalla partnership con AXA6 in ambito Bancassurance. Il contributo del secondo trimestre 2021 si pone in crescita rispetto al primo trimestre per la contabilizzazione del dividendo erogato da Banca d’Italia, oltre che per il maggior apporto riveniente dalla partnership con AXA7 in ambito Bancassurance.
Nella giornata di ieri si è svolta l’audizione a Borsa chiusa davanti alle Commissioni riunite Finanze di Camera e Senato sul dossier Mps. Di seguito i principali contenuti emersi nel corso dell’audizione:
• L’ingresso dello Stato in MPS – L’ingresso dello Stato nel capitale della banca è avvenuto nell’ambito di un’operazione di ricapitalizzazione precauzionale autorizzatala Commissione Europea. L’intervento con fondi pubblici si è reso noto a seguito dei risultati dello stress test del 2016, i quali descrivevano la banca come caratterizzata da una posizione critica. A tal proposito, l’EBA ha chiesto a MPS l’adozione di una serie di misure correttive per ristabilire livelli di capitale adeguati. A seguito del fallimento dell’iniziale piano di riqualificazione, MPS ha presentato al Governo richiesta di intervento pubblico ai sensi del DL 237/2016. Tale richiesta trasmessa agli organi europei competenti, è stata approvata dalla Commissione nel luglio 2017. L’intervento pubblico è stato pari a 5.4 miliardi, di cui 3.9 destinati all’aumento di capitale e 1.5 per ristori agli investitori al dettaglio. A seguito di tale operazione il MEF ha acquisito il 68% del capitale sociale della banca.
• Perseguimento del piano concordato con la Commissione – Nonostante gli sforzi, gli obbiettivi previsti dal piano concordato tra lo Stato, Monte dei Paschi e la Commissione Europea sono stati raggiunti solo in parte. Nello specifico, i principali problemi sono stati riscontrati dalla banca nel rafforzamento della propria posizione patrimoniale, in quanto Monte dei Paschi non è stata in grado di emettere entro il 2018 le obbligazioni subordinate richieste dal piano. A seguito di ciò, il Governo ha richiesto alla Commissione Europea una proroga della scadenza per il raggiungimento degli obbiettivi previsti sino al 31 dicembre 2020, a fronte di una misura compensativa che prevedeva la chiusura di ulteriori 60 filiali e la conseguente riduzione di ulteriori 80 unità di personale. Inoltre, ulteriori difficoltà nel raggiungimento degli obbiettivi di redditività sono state riscontrate sul fronte del rapporto tra costi e ricavi. A seguito di questa situazione, la banca ha richiesto un’ulteriore proroga al MEF, il quale ha attivato ulteriori interlocuzioni con la Commissione Europea. Tali interlocuzioni non sono ancora concluse, in quanto la Commissione ha chiesto di definire come lo Stato intenda dare corso all’impegno di dismissione della partecipazione statale all’interno della banca, elemento da valutare in un quadro maggiormente stabile volto ad una revisione del piano industriale che MPS ha di recente presentato.
• Crediti deteriorati – Sul fronte dei crediti deteriorati, sono state attuate numerose operazioni tra il 2018 ed il 2019. Il peso dei crediti deteriorati è stato ridotto dal 34.5 percento nel 2016 al 12.4 percento nel 2018. Da ultimo, nel 2020 è stata attuata l’operazione Hydra, con cui è stato ceduto ad AMCO un compendio di 8 miliardi di crediti deteriorati lordi. A seguito di questa operazione la partecipazione del MEF nella banca è scesa al 64.2 percento.
• Dismissione della partecipazione statale – Dopo la conclusione dell’operazione Hydra, è stato adottato il DPCM 16 ottobre 2020, con il quale il Governo ha demandato al MEF di avviare una procedura di dismissione della propria partecipazione nella banca. Tra le modalità cui dare attuazione a tale previsione, il DPCM ha previsto l’ipotesi dell’aggregazione straordinaria. In attuazione di tali prescrizioni, il MEF, nell’autunno 2020, congiuntamente ad MPS si è attivato per ricercare partner idonei a perseguire la strada dell’aggregazione. Sulla base del mandato ricevuto dal Ministero, i consulenti finanziari selezionati a seguito di procedura competitiva, hanno condotto numerose interlocuzioni con banche ed istituzioni finanziarie di standing primario. Contestualmente, anche MPS ha proceduto lungo la medesima strada, attivando un’apposita data room per controparti interessate.
Le attività, dunque, che non rientrano all’interno dell’accordo attuale sono: i crediti deteriorati (pari a 4 miliardi) il contenzioso giudiziale e stra-giudiziale non attinente all’ordinaria attività bancaria nonché i contenziosi legati a rischi di cessione a terzi di crediti deteriorati nell’ambito di operazioni strutturali. I termini economici e giuridici dell’operazione verranno definiti solo dopo il completamento della due diligence e dopo un riscontro positivo da parte della Commissione Europea.
• Risvolti dell’operazione – È possibile che il MEF riceva azioni del Gruppo UniCredit, ma tale partecipazione non dovrebbe alterare gli equilibri di governance. Lo Stato parteciperà comunque a tutti i benefici economici in termini di creazione di valore derivanti dall’operazione. L’operazione, dunque, deve necessariamente avvenire a condizioni di mercato. Negli ultimi giorni si è discusso molto dell’impatto dell’operazione sui livelli occupazionali e sul marchio. MPS ha oltre 21 dipendenti, ed il Governo garantirà la massima tutela ai lavoratori utilizzando gli idonei spazi negoziali e prevedendo idonee misure a sostegno del territorio. Anche la salvaguardia del marchio rappresenterà una priorità del Governo, marchio che ha non solo un valore storico ma anche commerciale. Proprio per questo è già contemplato l’obbiettivo di valorizzarlo adeguatamente in determinate aree geografiche e per servizi finanziari qualificanti. Potranno inoltre essere considerate a fianco di questo utilizzo commerciale del marchio anche iniziative che abbiano significative ricadute positive sul tessuto economico e culturale del territorio.
• Costi dell’operazione – È prematuro fornire stime precise dei costi per lo Stato dell’ipotetica operazione di aggregazione. Per quanto concerne le attività fiscali differite (DTA) e la possibile conversione delle medesime in crediti di imposta, va osservato che tale possibilità replica analoghe misure già utilizzate dai precedenti Governi per il perseguimento di obbiettivi di politica economica e che nel caso specifico è stata introdotta con la legge di bilancio 2021 al fine di promuovere la crescita delle imprese mediante operazioni di aggregazione. Si presume che l’ammontare delle attività fiscali differite oggetto di conversione in questa circostanza possa essere di circa 2.2 miliardi. Si tratta dell’anticipo di un credito di imposta che sarebbe maturato in anni futuri. Inoltre, il meccanismo del corrispettivo in favore dell’erario, fa si che l’entità delle attività fiscali differite che vengono meno in futuro sia superiore al credito di imposta immediatamente maturato. Ai fini di un eventuale aumento di capitale di MPS che si rendesse necessario nell’ambito della complessiva struttura dell’operazione, potranno essere utilizzate le risorse stanziate dall’articolo 66 del c.d Decreto Agosto, ovvero fino a 1.5 miliardi. L’aumento di capitale sarà computato nella valorizzazione dei beni trasferiti ad UniCredit. Il contenzioso legale di carattere straordinario non sarà oggetto di trasferimento al Gruppo UniCredit. A riguardo si rileva che l’entità complessiva del contenzioso sarà ridotta a seguito dell’accordo tra MPS e la fondazione. Inoltre, i rischi del contenzioso sono presidiati dagli accantonamenti già effettuati dalla banca commisurati al rischio di soccombenza. Analogamente accantonamenti sono già stati fatti da MPS a fronte dei crediti deteriorati. L’entità complessiva degli oneri per lo stato sarà definita al termine della trattativa, ed andrà valutata contestualmente alle attività dello Stato nel gruppo UniCredit.
Come si evince dai punti appena trattati, al momento non vi sono le condizioni per mettere in discussione l’impegno di dismettere la partecipazione in MPS. L’avvio delle interlocuzioni con UniCredit, unico operatore bancario che ha manifestato un interesse, è una iniziativa doverosa. Inoltre, questa operazione, indipendentemente dagli impegni già presi, costituisce una soluzione strategicamente superiore dal punto di vista dell’interesse generale del Paese.