Milano – I mercati arretrano impauriti dalla recessione, dall’inflazione che non accenna a diminuire, spingendo le banche centrali a mosse sempre più aggressive sui tassi, e dalle tensioni geopolitiche, nel giorno in cui Mosca si appresta a riconoscere l’annessione di 4 regioni ucraine occupate, facendo lievitare i rischi di un conflitto nucleare. “La ‘preoccupante triade’ di tassi in aumento, rallentamento della crescita e dollaro forte si è intensificata – commenta Timothy Moe, chief strategist Asia-Pacifico di Goldman Sachs – per cui riduciamo ulteriormente le nostre previsioni e ci aspettiamo prestazioni regionali sostanzialmente piatte nei prossimi due trimestri”.
Oggi in Asia i listini sono in calo e si apprestano a registrare il peggior mese dall’inizio della pandemia, mentre i mercati valutari e quelli obbligazionari vanno restano ’sul chi vive’ dopo i discorsi da ‘falco’ di numerosi banchieri centrali. A Tokyo l’indice Nikkei arretra di oltre due punti percentuali, Hong Kong è in calo e così anche Shanghai, nonostante a settembre l’attività manifatturiera della Cina sia salita a sorpresa, dopo due mesi di cali consecutivi. In discesa anche i future a Wall Street e quelli in Europa, dopo che ieri i mercati azionari sulle due sponde dell’Oceano hanno chiuso in forte calo, sulla scia del dato sull’inflazione tedesca, che ha accelerato al 10% a settembre e di quello sul Pil Usa, che è sceso dello 0,6% nel secondo trimestre, dopo il -1,6% dei primi tre mesi, confermando l’ingresso in recessione dell’economia americana.
I due dati macro non hanno tranquillizzato gli investitori e non hanno fatto abbassare i toni dei falchi della Fed e della Bce. James Bullard e Loretta Mester per la Fed e Martens Kazaks e Olli Rehn per la Bce hanno affilato le armi e invocato nuovi “significativi” rialzi dei tassi da parte dei rispettivi istituti nei prossimi mesi. In particolare il presidente della Fed di St.Louis, Bullard ha sottolineato che per contrastare il persistere dell’inflazione i banchieri centrali statunitensi sono orientati a portare avanti “un discreto numero” di nuovi rialzi dei tassi quest’anno, mentre la presidente della Fed di Cleveland, Loretta Mester, ha ribadito di non vedere nei mercati finanziari statunitensi stress tali da costringere l’istituto centrale, I cui tassi sono già tra il 3 e il 3,25%, a raffreddare la stretta. Secondo gli analisti di Wells Fargo ora la Federal Reserve dovrebbe portare il suo intervallo di riferimento sui Fed funds tra il 4,75% e il 5% entro il primo trimestre del 2023, mentre la Bce continuerà anch’essa ad agire sui tassi in modo aggressivo, sebbene con maggiore gradualità, per paura della recessione.
Il risultato è che ieri Wall Street si è inabissata, preceduta dalle piazze finanziarie europee, con Milano maglia nera. Oggi si riunisce a Bruxelles il Consiglio straordinario Energia. I Paesi membri dell’Ue sono lontani dal trovare un accordo sul tetto al prezzo del gas naturale, mentre il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha presentato uno “scudo” da 200 miliardi di euro per proteggere imprese e consumatori dall’impennata dei prezzi dell’energia, che finanziarà con nuovo debito ed eliminando la tassa sul gas, che sarebbe dovuta entrare in vigore da domani e rimanere in vigore fino all’aprile 2024. La decisione tedesca non è piaciuta al presidente del Consiglio, Mario Draghi e alla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, tra i quali sul tema energia sono in corso intensi contatti.