Milano – L’utile netto di Banca Mediolanum nei nove mesi è stato pari a 371,5 milioni, poco sotto i 375,8 milioni dello stesso periodo del 2021 ma in un contesto molto più complesso e incerto. Il cda ha deliberato una distribuzione di un acconto di dividendo di 0,24 per azione. Il totale del patrimonio amministrato è pari a 99,9 miliardi, in calo del 4% rispetto al 30 settembre 2021 e dell’8% rispetto al 31 dicembre, influenzato dalla discesa dei mercati finanziari nel corso dell’anno che è stata superiore alla pur ottima raccolta netta. Gli impieghi alla clientela retail del gruppo salgono a 15,88 miliardi, in crescita del 15% rispetto al 30 settembre 2021 e del 10% rispetto al 31 dicembre 2021. Il Common Equity Tier 1 Ratio al 30 settembre 2022 si attesta al 20,7%, I risultati commerciali sono pari a 8,63 miliardi, in calo dell’8%. In particolare la raccolta netta totale è stata positiva per 5,62 miliardi, il 13% in meno rispetto ai primi 9 mesi del 2021, mentre la raccolta gestita è scesa a 4,23 miliardi (-9%).
Massimo Doris, amministratore delegato di Banca Mediolanum sottolinea che “in uno scenario particolarmente complesso, il nostro modello di business si è rivelato estremamente solido, con una performance commerciale robusta, motore della nostra crescita, e un elevato margine di interesse. In particolare, la resilienza dei flussi in risparmio gestito è legata alla professionalità dei nostri family banker, cresciuti oltre i 6000. Riteniamo di avere le dimensioni sufficienti per poter crescere bene ed essere competitivi sui mercati. E sia gli utili che i risultati commerciali che la nostra solidità commerciale confermano che abbiamo una dimensione sufficiente per stare sul mercato. Quindi continueremo su questa direzione. Tra l’altro non siamo così piccoli perché siamo sotto la BCE in quanto significant bank” ha aggiunto, in un briefing con la stampa per presentare i conti dei primi nove mesi del 2022.
Quanto alle insistenti ipotesi di aggregazioni tra altri operatori del settore, Doris ha detto: “Non mi impensieriscono eventuali operazioni di aggregazione di concorrenti, dato che ritengo sufficiente la dimensione che ho. Se mi dovesse spaventare ad esempio un’operazione di Banca Generali con Fideuram, piuttosto che con Azimut o altre sarebbero entità comunque più piccole di Intesa Sanpaolo o di UniCredit, che già non mi spaventano. Non mi spaventa nemmeno un’ipotesi di unione di Mediobanca con Banca Generali, che sono già sul mercato come concorrenti. Non mi preoccupa questo. Ovviamente – ha aggiunto – tengo d’occhio il mercato e so che una eventuale fusione tra Mediobanca e Banca Generali creerebbe un gruppo più forte, ma il mercato è già oggi bello competitivo con Intesa Sanpaolo e UniCredit”. L’AD ha messo in chiaro che un possibile matrimonio tra Banca Mediolanum e Mediobanca “non tornerà in auge”. “Ribadisco l’apprezzamento per Mediobanca e per come Nagel porta avanti il business insieme ai suoi collaboratori, ma preferisco mantenere le strade separate e continuare da soli”, ha affermato.
Riguardo all’andamento del business, ha specificato che il risultato netto di Banca Mediolanum per l’intero esercizio 2022 “non potrà essere in linea con quello dello scorso anno”. A causa dell’andamento dei mercati “nemmeno lontanamente pensiamo di poter arriva al livello di commissioni di performance raggiunto lo scorso anno”. Quanto ai target di raccolta, Doris ha detto che sul fronte della raccolta netta gestita “probabilmente non arriveremo esattamente al livello dello scorso anno, ma secondo me probabilmente ci andremo abbastanza vicino. Secondo i dati di Assoreti noi siamo i primi. A settembre abbiamo registrato -9% di raccolta netta gestita quando tutti gli altri messi insieme fanno mediamente -60%”.