Roma – Nuovo record per il debito pubblico dell’Italia, con lo stock delle passività della pubblica amministrazione che hanno raggiunto i 2.770,463 miliardi di euro nel mese di luglio. Si tratta del livello più alto mai raggiunto nelle serie storiche, dopo i 2.767,885 miliardi di giugno, mentre a maggio c’era stata una leggera moderazione. L’ha comunicato ieri la Banca d’Italia nella pubblicazione mensile “Finanza pubblica: fabbisogno e debito”. Secondo il disaggregato per maturazione residua fornito dell’istituzione di Via Nazionale, la vita media dei titoli di Stato in circolazione è di 7,6 anni, con 606 miliardi di euro in scadenza entro un anno, 887 miliardi in scadenza tra 1 e 5 anni e altri 1.277 miliardi in scadenza oltre 5 anni. Nel mese di luglio i settori residenti hanno registrato rimborsi netti di obbligazioni per 1,4 miliardi di euro.
Le amministrazioni pubbliche hanno effettuato emissioni nette pari a 4,3 miliardi di euro: vi hanno contribuito le emissioni nette di BTP (4,8 miliardi) e CCT (1,1 miliardi) a fronte di rimborsi netti di BOT (1,0 miliardi), titoli internazionali (0,3 miliardi) e titoli delle amministrazioni locali (0,3 miliardi). Le banche hanno effettuato rimborsi netti per 1,7 miliardi di euro. I rimanenti settori hanno effettuato rimborsi netti per 4,0 miliardi di euro (le società non finanziarie per 1,4 miliardi e gli altri intermediari finanziari per 2,6 miliardi). Nel mese di agosto i rendimenti a scadenza lordi dei BTP guida a 3, 10 e 30 anni si sono ridotti di 1, 6 e 7 punti base, portandosi rispettivamente al 2,05, al 3,30 e al 3,53 per cento. Il rendimento del CCT guida è aumentato di 4 punti base, portandosi allo 0,96 per cento.
E nel 2023 l’economia italiana dovrebbe contrarsi dello 0,7%. È questa la previsione di Fitch nel suo ultimo Outlook, diffuso sempre ieri, in cui spiega che le previsioni sul PIL italiano sono più basse anche per il 2022. Il prossimo anno, in particolare, la crescita sarà negativa a causa dello shock energetico. “Questo – si legge nel rapporto – provocherà un colpo diretto alla produzione e al potere d’acquisto dei consumatori”. La crescita si risolleverà nel 2024 con un rimbalzo pari a +2,6%. L’analisi ha rilevato che l’Italia è uno degli Stati dell’Ue più dipendenti dal gas in termini di mix energetico, con il gas che alimenta il 50% della produzione di elettricità rispetto al 20% dell’Ue.
La Russia ha fornito il 40% delle importazioni di gas nel 2021. Anche se l’80% delle importazioni di gas russo fosse ripristinato, “la fornitura totale di gas diminuirebbe del 5-10%, con un effetto diretto sul settore produttivo”. L’agenzia di rating ha evidenziato inoltre che la spesa dell’Italia per il gas in rapporto alla quota di PIL mostra un incremento più ampio che nel resto delle altre economie della zona euro, rileva ancora l’agenzia di rating. Se la media del prezzo del gas fosse di 55 dollari/mcf nel 2023, la spesa dell’economia nel suo complesso per l’acquisto di gas potrebbe salire oltre il 5% del PIL per quell’anno, “quindi fino a 2 punti percentuali in più rispetto alla Germania”, si legge nel rapporto.
Di conseguenza la spesa per il gas lascerebbe “meno risorse da spendere per altri beni e servizi” e potrebbe rendere non vantaggiose “alcune produzioni, costringendo a chiudere”, osservando che l’Italia ha fatto meno progressi della Germania nel ridurre il consumo di gas in risposta al calo delle forniture. “L’Italia, insieme alla Germania, ha registrato i più forti aumenti dei prezzi al dettaglio di elettricità e gas, pari a circa il 55% annuo a luglio 2022”, ha aggiunto Fitch. L’inflazione inoltre “ridurrà il potere d’acquisto reale, incidendo sui consumi privati”. Secondo l’agenzia di rating il governo che verrà formato dopo le elezioni del 25 settembre potrebbe annunciare “un’ulteriore risposta politica all’aumento dei prezzi dell’energia”. “Il Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza dell’Italia, sostenuto dai fondi Ue, dovrebbe garantire uno slancio positivo agli investimenti. Ci sono anche investimenti nel settore energetico per aumentare la capacità di importazione di gas da fonti non russe”.
Ancora recessione, ma “mite”, indica la congiuntura mensile presentata dall’Ufficio studi di Confcommercio, alla luce dell’emergenza energetica. Qui, secondo le stime, il Pil nel terzo trimestre dell’anno potrebbe segnare -0,8% rispetto al trimestre precedente e +1,1% rispetto al terzo trimestre 2021. “Con un ulteriore moderato peggioramento congiunturale nell’ultimo trimestre, il 2022 si chiuderebbe a +3%. Una recessione mite”, data da due cali trimestrali consecutivi ma “di modesta entità”. Che però avrebbe un trascinamento negativo per il 2023 “con un ritorno ad un’assenza di crescita”. Nonostante crisi gravissime a livello internazionale, l’Italia ha reagito bene, meglio di altri Paesi europei, ma il caro energia inarrestabile rende più concreti i rischi di recessione. Probabilmente contenuta, ma pur sempre penalizzante – commenta il presidente Carlo Sangalli -. Ecco perché, in raccordo con l’Europa, bisogna mettere in campo con la massima urgenza interventi strutturali per superare l’emergenza energetica, contenere l’inflazione e, dunque, evitare il pericolo recessione”.