Roma – Giorni decisivi per la vendita di una quota di Ita Airways. L’offerta di Lufthansa potrebbe arrivare la settimana prossima, facendo seguito alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale nei giorni scorsi del Dpcm che ha fissato le regole per la cessione della newco. Il governo considera il settore aereo “strategico” per il Paese e nel decreto ha messo nero su bianco la propria idea e visione sul futuro di Ita. In particolare il nuovo socio industriale, quindi Lufthansa, dovrà attuare alcuni elementi ritenuti essenziali: lo sviluppo di un network internazionale, soprattutto sul lungo raggio perché il governo ritiene che l’Italia debba essere destinazione “diretta” e non raggiunta attraverso scali intermedi; garantire i livelli occupazionali; tutelare gli hub nazionali come Fiumicino, Malpensa, Linate ed infine dare vita ad una partnership in cui Ita non sia “un junior partner” ma un socio alla pari per assicurare un pieno sviluppo.
La privatizzazione di Ita entra in una fase cruciale e chiama il governo di Giorgia Meloni ad un banco di prova importante. Un test su cui in passato molti esecutivi si sono misurati, talvolta senza trovare una soluzione economicamente sostenibile. Nata sulle ceneri di Alitalia, Ita è nei cieli da ottobre 2021, nel suo primo anno di attività ha trasportato 9 milioni di passeggeri. Ora però, per andare avanti, la compagnia aerea ha bisogno di un partner industriale forte. Nel decreto del 22 dicembre il governo – che tramite il Mef detiene il 100% dell’ex Alitalia – chiede un compratore “in grado di acquisire una partecipazione iniziale nella società” che sia “di entità tale da confermare la serietà dell’impegno”, in vista di detenere successivamente il “controllo o la maggioranza del capitale”. Non solo, il testo specifica che il pacchetto azionario “dovrà essere detenuta da una compagnia aerea”.
La platea di interessati potenzialmente sarebbe ampia ma di fatto l’offerta più attesa è quella di Lufthansa, rientrata prepotentemente in gioco dopo che a fine ottobre è scaduta l’opzione che era stata concessa al fondo Certares in alleanza commerciale con Air-France senza divenire ad un accordo tra le parti. Nonostante il passo indietro a novembre di Msc, possibile partner di Lufthansa, a metà dicembre l’ad del vettore tedesco, Carsten Spohr, ha ribadito l’interesse per l’acquisizione di Ita. “Non soltanto aprirebbe nuove prospettive nel settore dell’aviazione per Lufthansa – ha detto il manager – ma anche per l’Italia”. Ora vanno chiariti i tempi ed le modalità di ingresso del socio privato. Il governo ha stabilito che la dismissione della partecipazione statale nella ex compagnia di bandiera possa essere realizzata anche “in piu’ fasi”, fermo restando “il riconoscimento” al Mef di “adeguati poteri” a presidio del perseguimento degli obiettivi fissati con il piano industriale. Il colosso tedesco potrebbe partire con una partecipazione al 40% per poi salire e ottenere la maggioranza delle quote. Lo Stato però non uscirà di scena, almeno non inizialmente.
Perchè il decreto stabilisce un “preminente coinvolgimento nella gestione della compagnia aerea offerente” ma anche che al Mef siano riconosciuti “adeguati poteri di controllo sulla gestione ed il diritto di gradimento su nuovi azionisti”. Per Lufthansa l’acquisto di Ita sarebbe un modo per ampliare il suo raggio di azione nel Sud Europa e, in proiezione, verso l’Africa e l’America Latina, mete storicamente coperte da Alitalia. Nel portafoglio del vettore tedesco ci sono al momento altri operatori europei nord europei come Austrian, Swiss, Brussels Airlines, Eurowings. A beneficiarne potrebbe esserne soprattutto l’hub di Fiumicino. “C’è la necessità di fare una vera privatizzazione per evitare gli errori del passato”, scrive su Twitter Andrea Giuricin, ceo di Tra Consulting. L’esperto sottolinea: “è importante capire chi avrà il controllo dopo la parziale privatizzazione. Se sarà ancora la politica a decidere come per Alitalia, allora sarà un’altra privatizzazione all’italiana”. In sede di presentazione del decreto in Cdm il titolare del Mef Giancarlo Giorgetti avrebbe detto “cerchiamo un partner per farla funzionare”. La partita è aperta, il governo ha posto le sue condizioni, ora si attendono le possibili mosse di Lufthansa.
Il dossier continua, comunque, a richiamare l’attenzione di altre compagnie, come nel caso di Delta Airlines, che, anche nel precedente tentativo di privatizzazione, tra il 2018 e il 2019, si era detta pronta a partecipare con una quota di minoranza intorno al 10%. Nell’ultimo round, poi, durante il governo Draghi, il nome di Delta, così come quello di Air France Klm, era indicato nel contesto di un accordo commerciale con il fondo Usa Certares scelto dal Mef per la trattativa in esclusiva, poi non andata in porto. Alla luce dei nuovi sviluppi, Delta dice ora di continuare a “monitorare attentamente”. Nel caso in cui questo monitoraggio dovesse tradursi in un’azione concreta, bisogna tener conto che un vettore extra Ue non può andare oltre una partecipazione del 49% in una compagnia europea, pena la perdita dei suoi diritti di volo.