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martedì 3 Ottobre 2023

Istat, economia non osservata vale 203mld: 11,3% del PIL

Nel 2019 l’economia non osservata vale 203 miliardi di euro, pari all’11,3% del Pil. Rispetto al 2018 si riduce di oltre 5 miliardi (-2,6%) confermando la tendenza in atto dal 2014. Lo rivela l’ultimo rapporto Istat.

L’economia non osservata è costituita dalle attività produttive di mercato che, per motivi diversi, sfuggono all’osservazione diretta ponendo particolari problemi di misurazione. Essa comprende, essenzialmente, l’economia sommersa e quella illegale.

Le principali componenti dell’economia sommersa sono costituite dal valore aggiunto occultato tramite comunicazioni volutamente errate del fatturato e/o dei costi (sotto-dichiarazione del valore aggiunto) o generato mediante l’utilizzo di lavoro irregolare. Ad esso si aggiunge il valore dei fitti in nero, delle mance e una quota che emerge dalla riconciliazione fra le stime degli aggregati dell’offerta e della domanda. Quest’ultima integrazione contiene, in proporzione non identificabile, effetti collegabili a elementi di carattere puramente statistico e componenti del sommerso non completamente colte attraverso le consuete procedure di stima.

L’economia illegale include sia le attività di produzione di beni e servizi la cui vendita, distribuzione o possesso sono proibite dalla legge, sia quelle che, pur essendo legali, sono svolte da operatori non autorizzati. Le attività illegali incluse nel Pil dei Paesi dell’Unione europea sono la produzione e il commercio di stupefacenti, i servizi di prostituzione e il contrabbando di sigarette.

La componente dell’economia sommersa ammonta a poco più di 183 miliardi di euro mentre quella delle attività illegali supera i 19 miliardi.

Quasi tutte le componenti dell’economia non osservata hanno evidenziato una contrazione: il valore aggiunto sommerso da sotto-dichiarazione è diminuito di 3,8 miliardi di euro rispetto al 2018, quello generato dall’impiego di lavoro irregolare di 1,2 miliardi, mentre le altre componenti hanno registrato una riduzione di 0,5 miliardi. L’economia illegale ha invece segnato un aumento, pur se molto contenuto, rispetto all’anno precedente (+174 milioni).

Il ricorso al lavoro non regolare da parte di imprese e famiglie è una caratteristica strutturale dell’economia italiana. Sono 3 milioni 586 mila le unità di lavoro irregolari nel 2019, in calo di oltre 57mila rispetto all’anno precedente.

Dati demoralizzanti, non degni di un Paese civile” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Bisogna cambiare le regole, creando un contrasto di interessi tra datore di lavoro e lavoratore. Fino a che il dipendente che denuncia di aver lavorato in nero rischia di essere perseguito come evasore e di dover pagare le tasse arretrate, non si andrà da nessuna parte e la battaglia sarà persa”.

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