Milano – Gli ambiziosi piani dell’azienda per il Metaverso fanno fatica a decollare e pesano sulla compagnia. L’unità Reality Labs di Meta, che è al centro di questo sforzo, ha registrato un fatturato di 285 milioni di dollari per il trimestre, un calo di quasi il 49% rispetto a un anno fa. L’unità ha subito una perdita operativa di 3,67 miliardi di dollari. A ora, il totale delle perdite dei Reality Labs è di 9,4 miliardi di dollari. E Meta si aspetta che le perdite operative di Reality Labs aumenteranno in modo significativo anche il prossimo anno. “Prevediamo che le perdite operative di Reality Labs nel 2023 aumenteranno in modo significativo anno dopo anno. Oltre al 2023, prevediamo di accelerare gli investimenti di Reality Labs in modo da poter raggiungere il nostro obiettivo di aumentare il reddito operativo complessivo dell’azienda nel lungo periodo”.
Nel corso della comunicazione dei dati della trimestrale agli investitori, il founder ha spiegato a proposito del Metaverso che “c’è ancora molta strada da fare per costruire la prossima piattaforma informatica. Si tratta di un’impresa enorme e spesso ci vorranno alcune versioni di ciascun prodotto prima che diventino mainstream”. Zuckerberg ha detto anche: “Penso che il nostro lavoro qui sarà di importanza storica e creerà le basi per un modo completamente nuovo di interagire tra noi e unire la tecnologia nelle nostre vite, nonché le basi per il lungo termine della nostra attività”. Nel corso della comunicazione è emerso anche che il prossimo anno lancerà un visore Quest di livello consumer (la vendita del Quest Pro è iniziata da pochi giorni).
Se il Metaverso è in parte e per certi versi un concetto ancora molto astratto e poco conosciuto, le aziende sono invece già in movimento alla ricerca di candidati che siano in grado di operare in questo nuovo e innovativo ambiente virtuale. E cercano “metaverse specialist”, termine che compare per la prima volta nell’elenco delle professioni più richieste nel mondo digitale dentro una “mappa” che, complessivamente, conta ben 40 professioni innovative “che fino a qualche anno fa sarebbero apparse come pura fantascienza”, chiosa il quotidiano El Paìs.
Questa gamma di lavori ha per lo più nomi in inglese: si tratta di “data scientist”, “full stack developer” e “cloud architect” che sono, appunto, alcuni dei soggetti che richiedono una formazione nelle lauree Stem, acronimo che indica i corsi di Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica. Altre funzioni sono legate al marketing digitale, come “digital media planner”, specialista in opere d’arte o specialista dell’illustrazione, commerciante programmatico, analista digitale, direttore omnicanale, che sono alcune delle funzioni che richiedono una formazione in pubblicità e comunicazione.
Per creare la mappa delle specificità professionali da utilizzare nell’ambito della programmazione Metaverso, sdi Business School ha di fatto utilizzato la base di 2.300 aziende che solitamente chiedono indicazioni per professioni molto richieste dal mercato. E per definire il nome delle professioni hanno collaborato anche Accenture, Ibm, Wpp, L’Óreal, Ntt Data e Isdi Coders. E, alla fine, il termine “specialista del metaverso” è stato suggerito dalla società di consulenza Accenture. “L’acquisizione di questi profili è stata una sfida, poiché è tipicamente un profilo ibrido che combina design e creatività in Ar/Vr e Mr con la conoscenza tecnica delle piattaforme”, assicura José Luis Sánchez, responsabile comunicazione di Accenture. E aggiunge che, nell’ultimo anno, più di 200 clienti hanno chiesto aiuto al suo gruppo per capire “come il Metaverso può cambiare il loro business”.
Durante la presentazione della mappa, scrive il Paìs, “i rappresentanti delle sei aziende hanno convenuto che la sfida più grande è la creazione di talenti: trovarli, motivarli e trattenerli”. Specie nel campo dell’architettura e dell’ingegneria cloud. Tuttavia, per ogni posto vacante in questo campo, che è dedicato allo sviluppo e all’implementazione di diversi servizi nelle reti online, ci sono una media di 7 candidati idonei. “Sono pochi, ma i professionisti legati alla cybersecurity sono ancora più rari: per ogni posizione in ruoli di sicurezza delle informazioni, ci sono da uno a tre potenziali candidati”. A titolo di confronto, nell’intera gamma delle professioni digitali, i designer che lavorano in aree come l’esperienza utente e l’interfaccia utente (UX e UI) competono tipicamente con altre 55 persone.