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sabato 1 Aprile 2023

Il cambio euro-dollaro recupera nel finale dopo aver toccatonuovi minimi

Settimana di volatilità per il dollaro che, almeno nella prima metà, ha
beneficiato degli effetti dell’annuncio del nuovo piano di sostegno alle
infrastrutture Usa da 300 miliardi. L’analisi di Capital Services

La scorsa settimana è stata caratterizzata da un andamento piuttosto volatile del dollaro
che, almeno nella prima parte, ha beneficiato dell’euforia dettata dall’annuncio del nuovo
piano infrastrutturale Usa, di un piano vaccinale che prosegue senza intoppi e dalla lettura
positiva di alcuni dati macro.
Il tutto ha portato ad un ulteriore allargamento del differenziale dei tassi dollaro-euro,
tornato, se guardiamo allo spread T-note/bund sul tratto decennale, ben sopra al 2% su
livelli che non si vedevano da inizio 2020. Questo non poteva che riflettersi negativamente
sul cambio euro-dollaro che si è spinto fino in prossimità di 1,17 registrando nuovi minimi
da novembre scorso.
Tuttavia, il clima positivo sugli asset rischiosi, e la pausa del movimento rialzista sul
rendimento dei titoli governativi statunitensi, ha portato nel finale ad un ritracciamento del
cambio che, in questo modo, ha scongiurato eventuali pressioni ribassiste dettate da una
chiusura settimanale sotto il supporto posto tra 1,1750/1,1760. Il rialzo delle borse si è poi
riflesso negativamente anche sulle altre divise rifugio come yen e franco svizzero.
In tale contesto il comparto emergente ha continuato ad esibire un andamento piuttosto
eterogeno al suo interno, con le principali valute sensibili a fattori endogeni e a rischi
idiosincratici domestici (e.g. lira turca e real brasiliano) ben precisi.
Pesa anche il rollout vaccinale che, per esempio, sta portando ad un apprezzamento del
peso cileno visto che oltre il 55% della popolazione (ben sopra la media per un Paese
emergente) ha ormai ricevuto la prima dose del vaccino.
Il tutto mentre all’apertura del meeting di primavera del Fmi, l’Istituto ha messo in evidenza
i rischi sul comparto dettati da un potenziale inasprimento delle condizioni
finanziarie/monetarie delle principali Banche centrali (Fed in primis). In tale scenario, si
potrebbe assistere ad un forte deflusso dal comparto emergente analogamente a quanto
si verificò con il taper tantrum del 2013.
Sul fronte speculatori, i dati Cftc hanno evidenziato un calo delle posizioni nette lunghe
sull’EurUsd, con l’ammontare complessivo sceso ormai al minimo dallo scorso maggio. In
ridimensionamento anche le analoghe posizioni incrociate sull’EurGbp.

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