Bruxelles – Tra i Paesi Ue si va formando un “consenso” sulla necessità di adottare misure come un tetto al prezzo del gas e riformare il mercato elettrico per sganciare il prezzo dell’energia elettrica da quello del metano, cosa che fino a qualche mese fa era considerata “un’eresia”. A spiegarlo a Bruxelles, a margine del Consiglio Affari Generali, è il segretario di Stato per gli Affari Europei spagnolo, Pascual Navarro Rìos. “La proposta di regolamento” presentata dalla Commissione, che verte tra l’altro sul risparmio energetico, “avanza” in Consiglio, dice Navarro. “Ci sono alcune difficoltà, sulla riduzione obbligatoria della domanda in alcuni momenti, ma la Spagna confida che possa essere approvata il 30 settembre. Il tetto al prezzo del gas non è esattamente lì, ma la Spagna lo appoggia – continua -: è come esportare la soluzione iberica al resto dell’Europa. Parlando con alcuni miei colleghi nordici, dicevano ‘è curioso che mesi fa era un’eresia parlare di riforma del mercato elettrico, perché il mercato funziona. Ci siamo resi conto che il mercato non funziona. Un tetto del prezzo al gas va affrontato lo capiscono. Ridurre le importazioni, il consumo e il prezzo del gas è assolutamente necessario. Bisogna continuare la politica di sostituzione dei combustibili fossili con le rinnovabili. Credo che si vada aprendo un consenso: alcuni Paesi, che sono molto dipendenti, quasi al 100%, dal gas hanno alcune difficoltà pratiche, ma credo che si vada formando davvero un consenso su questa serie di misure”.
La Russia, intanto, è scesa a circa il 10% delle forniture di gas in Europa, mentre storicamente era tra il 40 e il 45% Il portavoce della Commissione europea, Tim McPhie, ha ribadito due giorni fa che “la Norvegia è ormai il nostro più grande fornitore di gas” e che “gli Stati Uniti hanno colmato parte di questa lacuna andando già al di sopra del livello che ci siamo fissati di raggiungere nell’accordo bilaterale Ue-Usa sulla fornitura di Gnl. Stiamo vedendo grazie ai nostri colloqui e agli sforzi a livello di Stati membri un aumento delle forniture da una varietà di produttori diversi. Abbiamo lavorato con numerosi partner tra cui l’Azerbaigian, l’Algeria, abbiamo un accordo trilaterale con Israele e con l’Egitto e ovviamente ci sono anche altri fornitori di Gnl – ha aggiunto -. Stiamo anche assistendo a iniziative per accelerare le energie rinnovabili e la riduzione della domanda. Abbiamo già raggiunto un accordo sulla riduzione della domanda di gas per questo inverno. La Commissione ha ora proposto un regolamento aggiuntivo sulla riduzione della domanda di energia elettrica, che ha una conseguenza per l’utilizzo del gas. Quindi questi sono i pilastri che stiamo perseguendo”.
Lo scenario resta in evoluzione e, ovviamente, delicato: non è ancora tempo per cantare vittoria, ma non è azzardato supporre che il peggio potrebbe essere alle spalle. Persino in caso di interruzione totale dei flussi di gas dalla Russia, l’inverno non dovrebbe rappresentare un problema per l’Ue che sembrerebbe essere corsa ai ripari per tempo lavorando su un doppio fronte: riempimento degli stock da un lato e misure anti rincari dall’altro, che dovrebbero riuscire a far scendere il prezzo del gas, fino quasi a dimezzarsi, dopo l’impennata dei mesi scorsi. È questa almeno la previsione della banca d’affari americana Goldman Sachs. Il prezzo del gas dovrebbe infatti scendere sotto i 100 €/MWh entro il primo trimestre del 2023 in caso di condizioni climatiche nella media durante l’inverno, prima che ricominci la risalita in estate quando si ripeterà la corsa degli operatori a riempire gli impianti di stoccaggio.