Milano – L’inflazione in rallentamento e sotto le attese sembra aver cambiato radicalmente le carte in tavola e la Fed, questa sera, potrebbe annunciare un moderato rialzo dei tassi di 50 punti base anziché 75 come previsto in precedenza. Il FOMC dovrebbe dunque accordarsi di un aumento dei tassi in una banda di oscillazione del 4,25-4,50%, dopo aver realizzato dall’estate quattro rialzi consecutivi da 75 punti. Tutto è cambiato ieri pomeriggio, quando il Bureau of Labour Statistics ha indicato per novembre un’inflazione al 7,1%, un dato migliore del 7,3% atteso dal mercato e sensibilmente al di sotto del 7,7% del mese precedente. Il “core” rate, delle componenti più volatili quali cibo ed energia e più osservato dalla Fed, si è attestato al 6% contro il 6,1% atteso.
Dati che hanno fatto volare i mercati, ormai convinti che il FOMC non procederà con la mano pesante in questo meeting. Di certo, per capire come si muoverà la banca centrale USA in futuro occorrerà osservare i “dot plot” aggiornati, ossia il grafico a dispersione che indica le aspettative dei banchieri centrali USA sul livello più elevato dei tassi, che sarà più alto del 4,5% indicato ad ottobre e potrebbe anche superare il 5% ed arrivare addirittura al 6,5% (scenario Armageddon). Di recente, il Presidente Jerome Powell ha confermato le attese di una riduzione nel ritmo della stretta monetaria della Fed, ma ha anche ribadito che i tassi rimarranno alti a lungo. Le scommesse sono tutte sul picco massimo dei tassi e sulla tempistica con cui verrà raggiunto, che dipenderà dalle attese sull’andamento dell’economia (recessione, stagnazione, inflazione persistente. Per questo meeting, intanto, le attese degli analisti sembrano convergere su un aumento dei tassi di mezzo punto.
Per Generali Investments, il FOMC procederà ora con un rialzo dei tassi di 50 punti, per poi rallentare a 25 punti a febbraio e marzo. La svolta è attesa per la fine del 2023: nel quarto trimestre è atteso il primo taglio dei tassi di 50 punti base di fronte ad un’economia in evidente rallentamento o anche in recessione. Anche Pictet Wealth Management prevede che le banche centrali – Fed, BCE e BoE – inizieranno a rallentare il ritmo della stretta a di 50 punti base questa settimana, ma le loro comunicazioni dovrebbero rimanere hawkish, coerenti con l’aumento dei tassi terminali e senza tagli anticipati dei tassi. “La Fed probabilmente sottolineerà il rischio che un mercato del lavoro ancora rigido alimenti una spirale salari-prezzi”, sottolineano gli analisti di Pictet.
Carmignac attende per questo meeting un aumento dei tassi di 50 punti base e, dato il percorso annunciato della Fed verso un tasso del 5%, è improbabile che si verifichino grandi sorprese in occasione delle prime riunioni del 2023, soprattutto considerando lo spostamento del focus di Powell dall’inflazione spot all’obiettivo più a lungo termine di un’inflazione al 2%. La domanda chiave degli investitori è quando la Fed cambierà rotta, ricorda Carmignac, indicando tre potenziali scenari: la materializzazione di un hard landing per l’economia statunitense, che porterebbe a una rapida svolta verso l’allentamento; un soft landing posticiperebbe i tagli dei tassi d’interesse rispetto alle attese di molti; un’inflazione persistente significherà invece che i tassi rimarranno più a lungo al livello terminale prima di spostarsi ulteriormente in territorio restrittivo.