Bruxelles – “Credo che dobbiamo mantenere a bordo” le proposte dei commissari Thierry Breton e Paolo Gentiloni, “dobbiamo registrarli, prendere nota. Siamo in tempi incerti, non sappiamo quanto sarà lungo l’impatto” della guerra “sull’inflazione e sull’economia”. E’ la posizione espressa dalla ministra delle Finanze olandese Sigrid Kaag al termine dell’Ecofin di martedì. In merito alla proposta di una schema sul modello di Sure Kaag ha sottolineato, come dopo la crisi del Covid, “ci sono miliardi e miliardi disponibili che noi possiamo usare. Non credo sia necessario. Dobbiamo liberare i fondi”. “Abbiamo discusso” la proposta di una replica del fondo comune Sure “e devo dire che ci sono pareri divergenti. Dobbiamo trovare una soluzione europea per ridurre i prezzi spot” che “sono troppo elevati” ha riferito il ministro delle Finanze della Repubblica Ceca, Zbynek Stanjura -. So che sembra che il ritmo sia troppo lento ma non è così. Diversi Paesi hanno mix energetici diversi e idee diverse di quello che bisogna fare”. Cosa è successo? In un intervento pubblicato da diversi media europei, i commissari Paolo Gentiloni e Thierry Breton hanno proposto l’istituzione di un fondo modellato su Sure, il programma di prestiti a sostegno dei piani nazionali di supporto all’occupazione lanciato nei primi mesi della pandemia di Covid-19, che fece poi da modello per Next Generation Eu, in particolare per le modalità di finanziamento.
A differenza di Next Generation Eu, però, Sure era fatto esclusivamente di prestiti a tassi di favore, erogati agli Stati dalla Commissione, la quale, avendo un rating migliore, può spuntare sui mercati dei capitali rendimenti decisamente inferiori a quelli dei singoli Paesi dell’Europa meridionale. La Commissione, raccolte garanzie dagli Stati membri, emette obbligazioni e gira i fondi così raccolti ai Paesi, in pratica girando loro il tasso spuntato sul mercato: le capitali possono in questo modo evitare di indebitarsi a tassi elevati. L’istituzione di un fondo basato su prestiti, e non su trasferimenti, per affrontare la crisi energetica è stata caldeggiata mesi fa dal presidente del Consiglio Mario Draghi, consapevole che un piano fatto di prestiti è più ‘digeribile’ per le opinioni pubbliche nordiche rispetto ad un programma come Ngeu, che prevede anche trasferimenti, i quali a differenza dei prestiti non vengono restituiti (i vantaggi per gli altri Stati membri sono indiretti, dato che ne beneficia il funzionamento dell’area euro nel suo insieme).
L’eventuale istituzione di un fondo europeo modellato sul programma Sure per affrontare la crisi energetica è una cosa che richiede “ulteriori discussioni, perché ci sono differenti visioni attorno al tavolo su questa questione” tra gli Stati membri, ha spiegato però il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea Valdis Dombrovskis. “Abbiamo deciso oggi di lavorare su ulteriori flessibilità temporanee per quanto riguarda i fondi di coesione rimanenti nel periodo di finanziamento 2014-2020 per utilizzarli nel contesto dell’attuale crisi – ha aggiunto -. Il RePowerEu e il Recovery non finanziano misure di sostegno al reddito o simili, questo necessita diverse fonti di finanziamento”. Ma la miccia è accesa. Per il cancelliere Olaf Scholz “è necessario che i prezzi del gas e dell’energia calino. E alcuni Paesi già da tempo fanno quello che noi ci siamo preposti di fare per i prossimi anni”, ha aggiunto, sottolineando che il pacchetto non riguarda un periodo breve ma gli anni 2022, 2023 e 2024. Un piano che rappresenta un passo “ponderato e intelligente”. L’annuncio del piano da 200 miliardi sul caro-energia è stata “una notizia esplosiva” invece per il premier ungherese, Viktor Orbán: “Non c’è una soluzione comune europea per aiutare le società europee, le sanzioni sono state imposte a tutti, ma non c’è un fondo finanziario comune per compensare gli effetti – ha affermato -. Gli Stati ricchi salveranno le proprie società con ingenti somme di denaro, mentre i poveri non possono. E’ l’inizio del cannibalismo in Ue”.