Milano – Poiché la domanda globale di carburante è salita a livelli record, le 20 più grandi società di estrazione del carbone del mondo hanno triplicato i loro profitti nel 2022, raggiungendo un totale di oltre 97 miliardi di dollari (circa 91 miliardi di euro) rispetto ai 28,2 miliardi di dollari (circa 26 miliardi di euro) durante lo stesso periodo dell’anno prima. È quanto emerge dai dati dell’azienda S&P Capital IQ. Appena un anno dopo che il vertice sul clima Cop26 delle Nazioni Unite si era impegnato a “ridurre gradualmente” il carbone, la domanda di combustibile fossile è invece cresciuta, spinta dagli alti prezzi del gas e dalla crisi energetica europea. Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia (Aie), la domanda globale di carbone è infatti aumentata dell’1,2 per cento raggiungendo un livello record nel 2022.
Nel frattempo, dal mondo, giungono ogni giorno notizie di nuovi affari nel campo delle fonti rinnovabili. Mentre Exxon fa causa contro l’Ue per la tassa proprio sugli extra-profitti energetici: Plenitude ha acquisito un impianto fotovoltaico in Texas; Naturgy ha messo in funzione due impianti fotovoltaici ad Almeria ed Endesa uno a Maiorca, in Spagna, dove il governo ha dato anche l’ok ad Acs per un impianto fotovoltaico da 100 MW ad Alicante .Ancora sulla pensiola iberica, Renfe investirà 120 milioni di euro per decarbonizzare il trasporto merci su rotaia. Iberdrola ha completato la prima fase dei lavori del parco eolico offshore di Saint-Brieuc, in Francia. Il gruppo per l’energia tedesco Rwe ha stretto un accordo con il concorrente norvegese Equinor per collaborare nell’importazione di idrogeno in Germania, che ha interrotto tutte le importazioni di greggio dalla Russia. Nel Regno Unito a dicembre è stato registrato nuovo record per la produzione di energia eolica. Anche la Tunisia ha appena lanciato progetti per produrre 1.700 megawatt di energia da fonti rinnovabili. Perfino Kuwait Oil ha invitato 5 aziende internazionali per un progetto pilota di turbine eoliche.
Solo per citare i casi più recenti. “È il momento di investire nell’energia, di tutti i tipi – afferma Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia -. È un paradosso che governi e cittadini devono accettare, chiedendo di usare i profitti per investire in fonti vecchie e nuove. Negli Usa i democratici lo fanno da mesi, in Europa la politica e la finanza si sono focalizzate più sulla transizione energetica, scoraggiando i progetti delle major. C’è ancora molto gas da estrarre, e a questi prezzi è parecchio remunerativo. Vale anche per le rinnovabili, che in Italia costano un terzo rispetto ai prezzi dell’energia elettrica: difatti sui tavoli ministeriali ci sono progetti per 50 mila MWh, quasi metà della capacità annua di generazione”.