L’Algeria ha rafforzato la sua posizione di secondo fornitore di gas dell’Europa, con un livello di 75 milioni di metri cubi al giorno, superando la Russia, le cui importazioni sono diminuite notevolmente negli ultimi mesi. Wael Hamed Abdel-Moati, esperto dell’industria del gas presso l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio arabi (Opec), ha affermato che gli ordini di gas russo che fluiscono attraverso l’Ucraina verso i Paesi dell’Unione europea sono diminuiti ieri del 10 per cento, portando il totale degli ordini a 38,9 milioni di metri cubi al giorno invece di 42,3 milioni di metri cubi al giorno. Abdel-Moati ha spiegato che i dati della mappa dei flussi giornalieri di gas attraverso i gasdotti verso i Paesi dell’Unione Europea mostrano che la Norvegia è in cima alla lista con 253 milioni di metri cubi al giorno, mentre l’Algeria arriva al secondo posto con 75 milioni di metri cubi, e potrebbe raggiungere i 95 milioni di metri cubi. La Russia scende al terzo posto con meno di 39 milioni di metri cubi al giorno. L’Algeria è salita per la prima volta al secondo posto nella lista dei Paesi esportatori di gas verso l’Europa lo scorso luglio, a seguito della riduzione della capacità del gasdotto Nord Stream 1 dalla Russia all’Europa al 40 per cento, ma anche di un incremento dei flussi algerini verso l’Italia.
Non solo. La compagnia energetica algerina Sonatrach intende investire oltre 30 miliardi di dollari nell’esplorazione e produzione di idrocarburi e in particolare di gas naturale. Lo ha affermato l’amministratore delegato del gruppo, Toufik Hakkar, in un’intervista rilasciata alla rivista specializzata “Mees”. “Nell’ambito del piano quinquennale di investimenti (2023-2027) di Sonatrach, dell’ordine di 40 miliardi di dollari, oltre 30 miliardi di dollari saranno destinati all’esplorazione e alla produzione con l’obiettivo di aumentare la produzione nel breve e medio termine e delineare una serie di progetti futuri legati alla produzione di gas naturale – ha spiegato Hakkar -. “Questi investimenti ci aiuteranno a migliorare la nostra sicurezza energetica e a rifornire il mercato globale”, ha proseguito l’ad di Sonatrach, spiegando che 7 miliardi di dollari saranno investiti in progetti per la raffinazione e la liquefazione del gas mentre un miliardo di dollari sarà destinato a progetti legati alla transizione energetica. “Sonatrach diventerà una delle più importanti fonti di approvvigionamento di gas al mondo grazie alle ingenti riserve di gas naturale e al recente aumento della produzione”.
A tutto gas anche l’Egitto. Le esportazioni egiziane di gas naturale liquefatto hanno raggiunto 4,86 milioni di tonnellate durante i primi 9 mesi del 2022, rispetto alle 4,35 milioni di tonnellate nello stesso periodo del 2021, registrando un aumento durante il secondo trimestre del 2022 pari al 35,7 per cento. Le autorità prevedono che le esportazioni di Gnl raggiungeranno un numero record nel 2022 pari a 7-8 milioni di tonnellate. La Turchia si è classificata in cima ai Paesi destinatari delle esportazioni di gas naturale egiziano, con il 22 per cento del totale, la Spagna si è classificata seconda con circa il 13 per cento mentre la Corea del Sud occupa il terzo posto con il 10 per cento. Continuano a spingere invece sul petrolio l’Iraq, dove le esportazioni di greggio sono aumentate con una media di 3,33 milioni di barili al giorno nel mese di dicembre 2022. Le esportazioni di petrolio iracheno ammontavano a 3,329 milioni di barili al giorno a novembre, mentre il prezzo medio del greggio era di 82,41 dollari al barile. A dicembre è calato a 73,64 dollari. I ricavi totali generati nell’ultimo anno in Iraq ammontano a oltre 115 miliardi di dollari.
In base ai dati preliminari, l’Iraq ha esportato in tutto oltre 1,2 miliardi di barili per aziende di varie nazionalità (cinesi, indiane, sudcoreane, turche, greche, americane, britanniche, francesi, russe, italiane, spagnole e olandesi) nonché altre compagnie arabe. Anche il Sultanato dell’Oman ha registrato un aumento su base annua della produzione di greggio e condensato pari al 10 per cento da gennaio a novembre 2022. Lo riferisce l’agenzia di stampa omanita “Ona”, precisando che la quantità di petrolio e condensato prodotta è stata pari a 355.473.100 barili, in aumento rispetto ai 323.174.600 barili dei primi undici mesi del 2021. Secondo i dati diffusi dal Centro nazionale di statistica e informazione, la sola produzione di greggio è aumentata del 13,5 per cento, attestandosi a 283 milioni e 534 mila barili. Inoltre, il prezzo medio del greggio è aumentato del 52,7 per cento su base annua fino alla fine di novembre 2022, raggiungendo i 95,8 dollari al barile. Non da ultimo, le esportazioni di petrolio sono aumentate del 12,7 per cento rispetto al 2021.
Infine i talebani hanno firmato un accordo con una compagnia cinese per estrarre petrolio dal bacino dell’Amu Darya, nel nord dell’Afghanistan: l’accordo con la cinese Xinjiang Central Asia Petroleum and Gas Co è stato firmato in questi giorni a Kabul alla presenza del vice primo ministro talebano per gli Affari economici, Mullah Abdul Ghani Baradar, e dell’ambasciatore di Cina in Afghanistan, Wang Yu. Si tratta del primo importante accordo internazionale sull’estrazione di idrocarburi firmato dai talebani da quando hanno assunto il controllo dell’Afghanistan nell’agosto 2021. “In termini di risorse naturali, l’Afghanistan è una nazione ricca. Oltre ad altri minerali, il petrolio è la ricchezza del popolo afghano su cui può contare l’economia del Paese”, ha affermato Baradar. Secondo i termini del contratto, l’azienda cinese investirà fino a 150 milioni di dollari all’anno, che aumenteranno a 540 milioni di dollari in tre anni. “Il progetto fornisce direttamente opportunità di lavoro a 3.000 afgani”, afferma la dichiarazione.