«Il raggiungimento di zero emissioni nette di CO2 richiede un enorme progresso tecnologico e quest’ultimo offre a sua volta opportunità d’investimento»
Il G20 tenuto a Roma e il 26° summit sui cambiamenti climatici (COP26) hanno dimostrato come l’emergenza ambientale sia ormai un tema globale e multidimensionale. A tal proposito presentiamo il contributo di Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer di UBS WM Italy, dal titolo “La strada verso Net Zero”. Secondo l’esperto il raggiungimento di zero emissioni nette di CO2 richiede un enorme progresso tecnologico e quest’ultimo offre a sua volta opportunità d’investimento. L’industria finanziaria – a partire dagli investitori – svolgerà un ruolo fondamentale per finanziare questa transizione.
I cambiamenti climatici possono rendere inabitabili alcune aree, scatenare calamità, rendere più facili pandemie e creare danni economici enormi. Solo nel 2020 i disastri naturali collegati ai cambiamenti climatici hanno presentato un conto da 268miliardi di dollari e sono in continuo aumento.
Anche il settore finanziario è direttamente esposto a questi rischi: il Financial Stability Board conduce numerosi approfondimenti sugli impatti derivanti dai cambiamenti climatici e stima che, in assenza di nuove misure, il rialzo delle temperature potrebbe creare perdite per il settore tra i 4 e i 14mila miliardi di dollari. Per queste ragioni, oltre 130 Paesi si sono dati come obiettivo l’annullamento delle emissioni nette di CO2 (il cosiddetto «Net Zero») entro il 2050-60 ed è notizia di poche settimane fa che anche l’Arabia Saudita (uno dei maggiori produttori di petrolio) ha raccolto questa sfida.
Si tratta di economie che rappresentano oltre il 70% del PIL globale e che investiranno pesantemente in tecnologia, infrastrutture, energie rinnovabili, efficienza energetica, mobilità smart. L’annullamento delle emissioni è un obiettivo fondamentale di lungo termine ma, per contenere l’aumento delle temperature entro 1,5 gradi ed evitare maggior catastrofi ambientali, i prossimi 5-10 anni saranno critici. I principali Paesi dovranno infatti ridurre le emissioni del 45% rispetto ai livelli del 2010, mentre l’Unione europea si è data obiettivi ancora più ambiziosi nelle sue proposte «Fit for 55».
Le principali istituzioni globali premono per questi cambiamenti usando una combinazione di maggior regolamentazione, investimenti pubblici e incentivi fiscali. Alcune di queste trasformazioni potranno avere un impatto negativo su certi settori produttivi, ma occorre ricordare che gli investimenti richiesti rappresenteranno un propulsore per l’economia: al contrario di quanto avvenuto in seguito alle crisi del 2008 e dei debiti pubblici nel 2010, questa volta gli investimenti in conto capitale aumenteranno in modo massiccio, fornendo ulteriore supporto alla crescita economica attesa per i prossimi anni.
Numerosi settori riceveranno impulso da queste politiche, ma la trasformazione dell’economia verso l’annullamento delle emissioni nette di CO2 investirà in primis la produzione di energia, anche perché la domanda di energia è in continuo aumento. Dato che da qui al 2050 la produzione di elettricità mondiale dovrebbe moltiplicarsi di oltre due volte e mezzo, la «decarbonizzazione» della produzione di elettricità è imprescindibile. L’Agenzia internazionale dell’energia (AIE) stima che per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica entro il 2050 il 90% della produzione di elettricità dovrà provenire da fonti rinnovabili.
Già oggi in molti Paesi l’energia eolica e quella solare competono con i combustibili fossili o le centrali nucleari nella generazione di elettricità. Affinché diventino la modalità più economica di produzione di energia elettrica, occorre però un ulteriore avanzamento tecnologico. Anche l’idrogeno avrà un ruolo di primo piano nella generazione di energia elettrica, consentendo di stabilizzare la produzione e bilanciando le oscillazioni nella disponibilità di fonti rinnovabili come fotovoltaico e eolico. Sarà inoltre la soluzione preferita per i settori a elevata intensità energetica come quello chimico, dell’acciaio, del trasporto merci su gomma e del trasporto marittimo. Anche una maggiore efficienza energetica contribuisce a ridurre le emissioni di CO2, soprattutto in considerazione del costante aumento del fabbisogno energetico.
L’industria, l’edilizia, i macchinari e i mezzi di trasporto vivranno una rivoluzione. La stessa AIE sottolinea che gli investimenti in efficienza energetica potrebbero triplicare rispetto ai livelli attuali, sfiorando gli 800miliardi di dollari annui a livello globale, anche grazie ai notevoli incentivi fiscali. Secondo le sue previsioni, da qui al 2050 mediamente il 2-2,5% degli immobili a uso abitativo esistenti dovrà essere rimodernato ogni anno. Avranno un ruolo importante anche le tecnologie che filtrano il CO2, sia direttamente nel luogo di emissione (il «tubo di scappamento») che nell’ambiente («direct air capture»).
Per esempio, i Paesi con maggiori emissioni, come Stati Uniti e Cina, potrebbero impiegare tecnologie CCUS («Carbon Capture Use and Storage») che consentono di catturare e riciclare CO2 nel processo di produzione di energia da fonti fossili. Il raggiungimento di zero emissioni nette richiede un enorme progresso tecnologico e quest’ultimo offre a sua volta opportunità d’investimento. L’industria finanziaria – a partire dagli investitori –svolgerà un ruolo fondamentale per finanziare questa transizione. Per maggiori informazioni si rimanda alla nostra relazione «Leading the way to net-zero – Global Greentech investment opportunities».