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venerdì 22 Settembre 2023

Bce non esclude recessione, Fed rallenta sui tassi di interesse

Milano – La Bce vede un quadro in peggioramento per la crescita nell’area euro, e “non escluderei la possibilità che stiamo entrando in una recessione tecnica”. Ma l’inflazione preoccupa di più: “le preoccupazioni che avevamo a luglio non sono state alleviate”. Lo dice Isabel Schnabel, del Comitato esecutivo della Bce, riferendosi alla decisione di alzare i tassi di mezzo punto a luglio e alle prospettive per la riunione dell’8 settembre. “Se si guarda a una qualsiasi delle misurazioni dell’inflazione di fondo, stanno salendo ulteriormente e sono ai massimi storici”, dice Schnabel spiegando che “anche se entrassimo in recessione, sarebbe abbastanza improbabile che le pressioni inflazionistiche scendano da sole. Quello che stiamo vedendo è uno shock da offerta che sta rallentando la crescita e allo stesso tempo aumenta le pressioni inflazionistiche”, ma “il rallentamento della crescita probabilmente non è sufficiente a indebolire l’inflazione, per quanto riduca le pressioni sui prezzi attraverso una domanda più fiacca”.

Con un tasso d’inflazione salito a luglio all’8,9%, secondo l’esponente tedesca del direttorio Bce non è da escludere nemmeno un nuovo rialzo da mezzo punto percentuale: “A luglio abbiamo deciso un rialzo da 50 punti base alla luce delle prospettive d’inflazione. Al momento non credo che queste prospettive siano fondamentalmente cambiate”. Schnabel, infine, è entrata nel merito dei reinvestimenti del programma pandemico Pepp, che nelle scorse settimane hanno fatto abbassare lo spread dopo essere stati attivati come “prima linea di difesa” dai rischi di frammentazione nell’area euro. “L’uso di questo strumento, come qualsiasi altro, deve essere proporzionato. Questo implicata che vada attivato solo nella misura necessaria. All’inizio della pandemia abbiamo visto che brevi interventi possono essere sufficienti per stabilizzare i mercati”.

Anche nel Regno Unito il tasso d’inflazione è salito oltre le stime su base annua in luglio al 10,1%. Il rialzo previsto era infatti pari al +9,8% a fronte di un aumento del 9,4% segnato in giugno. Su base mensile l’indice armonizzato dei prezzi al consumo è stato delllo 0,6%, in calo rispetto al +0,8% segnato in giugno ma superiore al +0,4% atteso. Eppure, tornando in Europa, nel secondo trimestre del 2022 sia il Prodotto interno lordo che l’occupazione sono cresciuti, aumentando nella zona euro e nell’Ue rispettivamente dello 0,6% e dello 0,3% rispetto ai primi tre mesi dell’anno. Lo ha reso noto ieri Eurostat sulla base della elaborazione dei dati preliminari. Sopra la media iun particolare il Pil dell’Italia, salito dell’1% rispetto allo 0,1% del trimestre precedente. Invariato il Pil tedesco. Fa +0,5% quello della Francia e +1,1% quello della Spagna.

Dall’altra parte dell’Atlantico, alcuni membri della Fed temono che la banca centrale possa alzare i tassi di interesse più del necessario proprio nel tentativo di domare l’inflazione che galoppa. E’ quanto si legge nei verbali della riunione del 26 e luglio, quando la Fed ha alzato il costo del denaro dello 0,75%. Alla luce del contesto economico in costante cambiamento, diversi partecipanti ritengono che ci sia il rischio di una stretta maggiore del necessario per ripristinare la stabilità dei prezzi”, si legge nelle minute nelle quali si osserva che a “un certo punto sarà appropriato rallentare la velocità dei rialzi”. Nel valutare l’orientamento appropriato della politica monetaria la Fed “sarebbe pronta ad aggiustare l’orientamento della politica monetaria se dovessero emergere rischi che potrebbero ostacolare il raggiungimento degli obiettivi”.

Viene ribadito che la Fomc è fortemente impegnata a riportare l’inflazione al suo obiettivo del 2%. “Le valutazioni del Comitato terranno conto di un’ampia gamma di informazioni, tra cui i dati sulla salute pubblica, le condizioni del mercato del lavoro, le pressioni e le aspettative di inflazione e le condizioni del mercato del lavoro, le pressioni e le aspettative inflazionistiche e gli sviluppi finanziari e internazionali” si legge. Quanto alla guerra della Russia contro l’Ucraina “sta causando enormi difficoltà umane ed economiche. La guerra e gli eventi correlati stanno creando ulteriori pressioni al rialzo sull’inflazione e pesano sull’attività economica globale”.

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