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venerdì 9 Giugno 2023

BCE, nessuna spirale salari-prezzi: avanti tutta con politica monetaria restrittiva

Milano – “Il Consiglio direttivo della BCE ha intrapreso un’azione decisiva aumentando i tassi di interesse di riferimento per la quarta volta consecutiva a metà dicembre. Detto questo, dovremmo tutti essere consapevoli che le misure di politica monetaria hanno bisogno di tempo per influenzare pienamente i prezzi” ha detto in una recente intervista ai media tedeschi Joachim Nagel, presidente della Bundesbank e membro del consiglio direttivo della BCE. “I miei colleghi ed io del Consiglio direttivo della BCE ci aspettiamo che il tasso di inflazione per l’area euro diminuisca quest’anno e nei prossimi due anni – ha aggiunto – Ma non ancora a un ritmo sufficientemente forte per raggiungere il nostro obiettivo del 2%. Per me, questo significa che il nostro lavoro non è ancora finito. Dobbiamo intraprendere ulteriori azioni”. Secondo Nagel, “agire con troppa esitazione ora per paura di soffocare l’attività economica sarebbe la linea di condotta sbagliata. Quindi saremmo costretti a inasprire la politica in modo ancora più netto più avanti lungo la linea, mettendo così a dura prova l’economia. Questo sarebbe il caso, per esempio, se ci fosse un aumento generalizzato dei prezzi e dei salari, che potrebbe aumentare la probabilità che l’inflazione rimanga persistentemente elevata”.

Questo, secondo il banchiere centrale, non è lo scenario attuale nell’Eurozona, dove non c’è alcun segno di una “spirale salari-prezzi”. “Al momento, stiamo vedendo i sindacati avanzare richieste elevate, comprensibilmente dato l’attuale livello di inflazione – ha spiegato – Tuttavia, l’esperienza ha dimostrato che gli accordi salariali effettivi tendono ad essere inferiori a quanto inizialmente richiesto dai sindacati. In effetti, fino ad ora, la maggior parte degli accordi salariali è stata inferiore al tasso di inflazione. E alcuni accordi negoziati hanno anche fatto uso di pagamenti una tantum esentasse. Quindi al momento – ha aggiunto Nagel – non vediamo alcun segno di una spirale salari-prezzi nel senso che gli attuali accordi salariali si aggiungano all’inflazione – semmai, è più una spirale prezzi-salari. Anche così, c’è un chiaro rischio di effetti di secondo impatto più forti perché gli accordi salariali più alti che si stanno raggiungendo potrebbero prolungare il periodo prevalente di alti tassi di inflazione”.

Non la pensa così il presidente Abi, Antonio Patuelli: “Premetto – spiegato in una recente intervista al Sole 24 Ore – che sono sempre dell’opinione illustrata dal governatore Visco a settembre, quando ha esortato a non assumere posizioni preconcette sugli incrementi dei tassi ma a valutare volta per volta. Per me è un’indicazione di metodo, che mi fa constatare il fatto che a fine dicembre il prezzo del gas sul Ttf era pari a 79,4 euro a megawattora (il 29 dicembre, poi è sceso ancora), in flessione del 17,2 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021. La sola decisione di introdurre un price cap sul gas – continua – ha accentuato la riduzione dei prezzi. Questi, però, erano cresciuti ben prima del 24 febbraio 2022 e della guerra in Ucraina, perché la speculazione veniva da Est. C’era chi sapeva in Russia che si preparavano quadri di guerra e chi sapeva, anche a Occidente, grazie alle strumentazioni satellitari che segnalavano in anticipo agli ucraini quello che gli stava succedendo; tutto questo ha prodotto operazioni speculative, i cui effetti erano uno svantaggio per gli europei in termini di valutazioni del gas. Quindi il fatto che gli europei abbiano dato un segnale forte ha contribuito a ridurre la pressione sul prezzo”.

“Noi, però, – argomenta il presidente – non sappiamo quello che gli speculatori in questi ultimi giorni invece probabilmente sanno o sospettano. E cioè che ci siano le premesse di pace. Un crollo così forte del prezzo non dipende solo dal cap, ma probabilmente dal fatto che qualcuno sa che si va verso una situazione armistiziale. Il cambio del quadro sul prezzo del gas deve essere tenuto in conto: dovrebbe essere rivisto l’intendimento espresso dalla Bce di un ulteriore aumento dei tassi a inizio anno”. Il nuovo esecutivo non vede con favore la ratifica delle modifiche allo statuto del Mes: “Auspico che l’Italia non abbia bisogno di usufruire dei programmi straordinari del Mes e del Fondo monetario. Altra questione, invece, è se il Mes serva o meno al completamento della costruzione europea”.

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